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Per non essere scortese Conte ha messo l'intelligence al servizio di Trump

Redazione

Il premier spiega quanto riferito al Copasir: “La nostra intelligence è estranea in questa vicenda. Abbiamo rassicurato gli americani su questa estraneità e loro hanno riconosciuto che non hanno elementi di segno contrario”

Alla fine Giuseppe Conte ha fatto abbastanza chiarezza sugli incontri tenuti, su sua autorizzazione, dall’intelligence italiana con il ministro della Giustizia William Barr. Il punto più importante della conferenza stampa, dove il premier ha esposto per sommi capi quanto riferito al Copasir, è che “la nostra intelligence è estranea in questa vicenda. Abbiamo rassicurato gli americani su questa estraneità e loro hanno riconosciuto che non hanno elementi di segno contrario”.

 

Cade così un pilastro fondamentale della teoria del complotto trumpiana, che era proprio alla base della missione di Barr in Italia. L’attorney general infatti sta facendo una “indagine sugli investigatori” per dimostrare che il Russiagate, ovvero l’inchiesta del procuratore speciale Mueller sulle interferenze russe nelle scorse elezioni presidenziali americane, sarebbe stato un complotto della Cia, dell’Fbi e dei servizi segreti occidentali. Tra questi quelli italiani, visto che uno dei protagonisti dell’inchiesta, il professore maltese Joseph Mifsud, operava alla Link Campus University di Roma. Nulla di tutto questo – almeno per ciò che riguarda la parte italiana – è accaduto, dice Conte. I governi Renzi e Gentiloni non hanno “complottato” con la Cia e l’Fbi contro Trump. Interessanti anche i dettagli sugli incontri, seppure su questi punti Conte sia contraddittorio.

 

Il premier dice che il perimetro delle richieste di Barr, definito nel primo incontro del 15 agosto, riguardava informazioni sull’“operato dell’intelligence americana” in Italia. Ma Conte afferma che la risposta, data nel secondo incontro del 27 settembre, ha riguardato l’estraneità della nostra intelligence. Conte precisa poi che le richieste di Barr hanno riguardato anche Mifsud su cui le autorità italiane non hanno informazioni. Il perimetro, evidentemente, era più largo. La risposta sul senso di questi incontri, alla fine, è che negarli “sarebbe stata una scortesia con alleato storico”. Trump monta un’inchiesta contro le istituzioni americane per la sua campagna elettorale e noi ci finiamo dentro, avallando il suo disegno, per non essere “scortesi”. Altro che Sigonella.