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“Noi grillini nell’alleanza con il Pd ci giochiamo l’osso del collo”

Valerio Valentini

Parla Gallinella, che ha trattato con i dem in Umbria. “Dobbiamo sporcarci le mani. Dibba si lamenta? Fa il personaggio”

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Roma. Se gli si parla di missione compiuta, subito mette le mani avanti: “Sarà compiuta quando avremo vinto le regionali”, dice Filippo Gallinella. “E qua, invece, a tre giorni dalla scadenza dobbiamo ancora depositare le liste”. Al che il deputato grillino, ingegnere nato a Siena ma cresciuto a Perugia, si mette a ricapitolare: “Dovrebbero essere sette o otto, ci hanno contattato anche da Rifondazione comunista. Ma ancora dobbiamo capire cosa farà Andrea Fora, precedentemente indicato dal Pd come candidato, e anche se il candidato definito, Vincenzo Bianconi, formerà una lista a suo sostegno”. E la battuta, allora, sorge spontanea. C’era un tempo in cui, voi del M5s, gridavate allo scandalo quando gli altri, quelli della “vecchia politica”, presentavano le famigerate “accozzaglie di liste”, mentre voi andavate da soli. Gallinella incassa, sportivamente, e replica con una discreta dose di realismo politico: “E infatti fino ad ora non abbiamo mai governato in nessuna regione. Invece ora, – dice il presidente della commissione Agricoltura alla Camera, che non poco si è speso per tessere la trama dell’alleanza giallorossa in Umbria – come abbiamo fatto già qui a Roma, vogliamo metterci in gioco anche nei territori, sporcarci le mani, nell’interesse esclusivo delle nostre comunità”.

 

Ma i vostri attivisti umbri la capiranno, questa svolta? “Il voto su Rousseau ha promosso col 60 per cento questo accordo. Dopodiché, dovremo far capire al nostro elettorato che l’aureo isolamento in cui ci siamo rinchiusi finora non serve, se vogliamo incidere a livello locale”. Dovrete spiegarlo, però, pure ad Alessandro Di Battista, che del Pd invita a diffidare. “Alessandro è tornato ad occuparsi di politica, e per farlo deve interpretare il suo personaggio, quello che vuole stare solo all’opposizione: ma prendere il 33 per cento dei voti e poi rifiutarsi di governare non ha molto senso. Dovremo essere bravi, allora, a dimostrare che andare al governo delle regioni è utile e necessario”. Per fare cosa? “Se penso alla mia Umbria – dice Gallinella – mi vengono in mente subito alcuni punti imprescindibili del programma della nuova giunta. Depurare la sanità dalle logiche spartitorie della politica; far ripartire l’economia del cratere sismico attraverso degli sgravi fiscali; potenziare l’alta velocità verso sud in direzione Roma, così come l’aeroporto San Francesco, che al momento è una struttura inadeguata; varare un Piano di sviluppo rurale improntato al rispetto verde e alla biodiversità; istituire un assessorato al Lago Trasimeno come segnale di un forte rilancio del Turismo”.

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Un vaste programme, insomma, vaste assai. E a proposito del turismo, il candidato scelto da Pd e M5s è Vincenzo Bianconi. “Gestisce degli alberghi all’avanguardia nell’utilizzo dell’energia rinnovabile. E il suo hotel di famiglia, lo storico Palazzo Seneca di Norcia, fu una delle prime strutture ricettive a riaprire all’indomani del terremoto del 2016. E’ una figura fresca, non compromessa, che potrà raccogliere un consenso trasversale”. Forse anche troppo trasversale, a giudicare dai suoi recenti endorsement a ministri leghisti e a candidati berlusconiani alle elezioni europee. “Eviterei queste strumentalizzazioni”, dice Gallinella. “Nel caso di Gian Marco Centinaio, quel tweet di elogio va letto come un apprezzamento, da parte di un imprenditore nel settore alberghiero, di un ministro che ha deciso di valorizzare la delega al Turismo. Quanto ad Arianna Verucci, è una sua amica di Norcia: non ci vedo nulla di scandaloso nel fatto che abbia deciso di sostenerla”. Quanto sembra distante, in queste parole, il furore manicheo che da sempre contraddistingue l’ortodossia grillina. “A me non interessa affatto – insiste Gallinella – disquisire sui voti che Bianconi ha dato in passato. Interessa sapere che è il migliore candidato presidente per l’Umbria”. E lo è? “Credo proprio di sì. Del resto la candidata leghista, Donatella Tesei, non ha dato una grande prova di buona amministrazione, dal momento che ha dissestato il bilancio del suo comune di Montefalco”.

 

Insomma è fatta? “Tutt’altro. E’ una sfida difficile, che non potrà dirsi vinta neppure in caso di successo elettorale”. In che senso? “Nel senso che l’Umbria è il primo esperimento di questa nuova alleanza a livello locale. E io mentirei se dicessi che non sono preoccupato, al riguardo, perché si tratta di una scommessa complicatissima. Ne va della sopravvivenza stessa del M5s come partito, visto che già l’alleanza con la Lega ci ha massacrato, facendoci perdere 17 punti. Siamo stati, per 14 mesi, i donatori di sangue e di idee, abbiamo regalato a Salvini un nostro rene. Ora non diamo al Pd anche il secondo. Io, francamente, non avrei mai detto che in un momento così delicato, durante una transizione tanto repentina dello schema di governo nazionale, saremmo riusciti a chiudere in maniera positiva questa trattativa”. Se è avvenuto, allora, forse è anche perché il valore di questo accordo va oltre alla semplice volontà di non regalare una regione alla Lega, che pure sarebbe un risultato non scontato. “Piano, non corriamo”, si schermisce il deputato grillino. “Ora pensiamo alla sfida in Umbria, oltreché a partire col piede giusto al governo nazionale. Dopodiché, si valuterà se replicare lo schema anche in altre regionali. Molto, ovviamente, dipenderà dal risultato del 27 maggio. Nel frattempo, il Pd si impegni a non inserire nelle liste elettorali nomi impresentabili, o anche solo improponibili”.

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