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Tra No Tav e realismo

Valerio Valentini

“Le abbiamo tentate tutte, ma la Francia non ci ha lasciato margini”. Parla Carabetta (M5s)

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Roma. Dispiace? “Certo che dispiace. Direi che brucia”. Rimpianti? “No, quelli no. Abbiamo davvero tentato ogni strada”. Sensi di colpa? “Neppure”. Seduto su un divanetto del Transatlantico, Luca Carabetta parla col tono di chi non ci prova neppure a nascondere l’amarezza, ma al contempo rivendica gli sforzi fatti. “E’ stato un duro colpo per tutti noi. Ma in quest’anno e mezzo abbiamo fatto davvero tutto quello che potevamo, come forza politica. Se non siamo riusciti a vincere questa battaglia, era perché la si giocava sul piano internazionale, e la Francia non ha mai concesso margini”.

 

La questione, ovviamente, è la Tav: dossier su cui Carabetta, deputato valsusino del M5s, più di altri si è speso. “Abbiamo fornito al premier Giuseppe Conte tutte le informazioni che abbiamo potuto. E, nonostante l’esito della trattativa, ho apprezzato che nel suo discorso di mercoledì scorso abbia comunque riconosciuto la fondatezza dei nostri dubbi su un’opera inutile”. Che però si farà. “Sulla base di un trattato internazionale, che sarebbe stato modificabile solo col consenso della controparte francese”. Cosa che in molti hanno sottolineato in questi mesi, mentre voi continuavate ad alimentare le speranze degli attivisti piemontesi. Non avete sbagliato qualcosa, dal punto di vista comunicativo? “Forse avremmo dovuto spiegare meglio la complessità di una trattativa che riguardava due governi, due paesi, e la Commissione europea. Ma anche in questo caso, Conte ha provato finché ha potuto a convincere Emmanuel Macron”. Mentre però qualcun altro, nel vostro partito, incontrava i Gilet Gialli. “Qualche errore è stato fatto, è indubbio. E di certo alcune iniziative azzardate, alcune uscite mediatiche, hanno pesato parecchio. Ma d’altro canto non abbiamo la controprova, dunque è inutile disquisire sui se”. Nel frattempo si sono dovuti attendere mesi e mesi per una analisi costi benefici che, di fatto, il governo stesso dimostra che non è servita a nulla, dal momento che prende una decisione opposta a quella suggerita dagli esperti del Mit. “L’analisi è servita a dare sostanza tecnica al dibattito, e anche a rafforzare con dati concreti la posizione del governo Conte nella trattativa con la Francia”. Non è servito. “Parigi non ha mai concesso alcun margine di modifica. Dobbiamo prenderne atto”.

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I No Tav ora vi accusano di essere dei traditori. “Rivendico la mia coerenza nell’aver portato in Parlamento le stesse istanze che sostenevo quando partecipavo ai presidi contro la Torino-Lione”, ribatte Carabetta, che d’altronde proprio nei comitati contro l’alta velocità ha avviato il suo apprendistato politico, ormai dieci anni fa. Eppure, al corte di Chiomonte di oggi, non ci sarà. “No, e mi auguro che non avvengano incidenti di sorta. Ben venga il dissenso, la libertà di manifestare: ma la violenza non può essere tollerata”. Perché non andrà? “Sarò a Roma per impegni pregressi. Ma in ogni caso non sarei andato: quella è una manifestazione del movimento No Tav, non del M5s”. Fino a qualche tempo fa, eravate la stessa cosa. “Sia chiaro: io delle battaglie contro la Torino-Lione, non rinnego nulla. Ma appunto, le battaglie a volte le si perde. E quando si è sta al governo del paese, bisogna fare i conti con la realtà”.

 

Il governo, a tal proposito. C’è chi dice che avete ceduto alla Lega, che sulla Tav bisognerebbe aprire la crisi. “E servirebbe forse a fermare quell’opera? A me pare che siamo i soli a non volerla. Qui i rapporti tra Lega e M5s c’entrano ben poco. Se qualcuno vagheggia di accordi col Pd, forse è bene che ricordi che quello è il partito di Fassino e Chiamparino, cioè dei principali sostenitori della Tav. Di cosa parliamo?”.

 

C’è poi chi, come il senatore torinese Alberto Airola, prospetta uno spoils system nella Conferenza intergovernativa, l’organismo politico italofrancese che sovrintende alla realizzazione della Tav. “Per me è importante rinnovare l’organo, ma è chiaro che per fermare l’opera o per proporre delle varianti al progetto era necessario un nuovo accordo internazionale. Non basta certo sostituire un funzionario o far saltare qualche poltrona. Ciò su cui invece credo che dobbiamo impegnarci, come M5s, è nel vigilare fin d’ora sui lavori che partiranno non prima del 2021”.

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Ora c’è il voto in Aula, sempre ammesso che si riuscirà a calendarizzarla, questa mozione sulla Tav, nella prima settimana di agosto. “E’ una scelta presa ben sapendo di essere gli unici in aula a sostenere il no”. L’impressione è che serva a salvarvi la faccia; ma al contempo evidenzierà l’irrilevanza del partito di maggioranza relativo. “Useremo questo passaggio per ribadire, una volta di più, le nostre ragioni”. A Torino la giunta di Chiara Appendino rischia di cadere, a causa della diserzione dei consiglieri più risolutamente No Tav. “La sindaca saprà fare le sue valutazioni, e verificare se ci sono i presupposti per proseguire nell’attuazione di un programma ampio e ambizioso”. Dicevate che il no alla Tav era un vostro valore irrinunciabile. Non state perdendo l’anima, stando al governo? “Stando al governo abbiamo realizzato il reddito di cittadinanza e la legge sull’anti corruzione, e direi che abbiamo anche garantito un certo livello di legalità nelle istituzioni. Non sarà tutto, ma non mi pare poco”.

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