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Viva Grillo che sputtana Grillo

Luciano Capone

Il comico genovese ammette che sulla scienza e sui vaccini fino a ieri ha raccontato solo un mare di pericolose fregnacce

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Adesso manca solo di trovarselo in televisione a fare divulgazione scientifica al posto di Piero Angela nella nuova Rai del cambiamento. D’altronde il personaggio non è nuovo a cambiamenti repentini e inspiegabili. Era quello che nei suoi spettacoli si scagliava contro internet e l’innovazione, passerà alla storia per aver fondato un partito da un blog e decantato le virtù taumaturgiche della “democrazia diretta” e digitale. Era quello che sul palco prendeva a martellate i computer ed è poi finito nel salotto di Bruno Vespa a descrivere, con la stessa semplicistica ingenuità, come si possono fare le turbine con la stampante 3D: “Polvere di alluminio, polvere di titanio, inserisci, raggio laser, mettono dentro ... zzzz ... esce la turbina”. Beppe Grillo è un animale da palcoscenico, è un po’ come il pupazzo Rockefeller, può dire qualsiasi cosa, tutto dipende dal suo ventriloquo intellettuale del momento.

   

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Ma stavolta siamo a un livello superiore, e non tanto perché Beppe Grillo ha firmato un appello insieme a Matteo Renzi, ma perché l’ha firmato contro se stesso. Gli scienziati Roberto Burioni e Guido Silvestri, il primo amico di Renzi e il secondo di Grillo, entrambi impegnati nella campagna a favore dei vaccini e contro la disinformazione anti vax, sono riusciti a far sottoscrivere ai due leader politici un “Patto trasversale per la scienza” basato sul sostegno alla ricerca scientifica e sul contrasto al pensiero anti scientifico.

 

In particolare, si legge: “Nessuna forza politica italiana si presta a sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica come il negazionismo dell’Aids, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove scientifiche” e, di contro, “tutte s’impegnano a governare e legiferare in modo tale da fermare l’operato di quegli pseudoscienziati, che, con affermazioni non dimostrate e allarmiste, creano paure ingiustificate tra la popolazione”.

 

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Un appello di estrema ragionevolezza (che di questi tempi è merce scarsa), ma che firmato da Grillo ha il sapore di un’abiura o di una sorta di redenzione. Non c’è stata infatti teoria o stramberia anti scientifica che non sia stata strombazzata nei suoi spettacoli o sul suo blog. Beppe Grillo è stato per anni il più grande megafono di pseudoscienziati e ciarlatani vari.

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L’Aids? “E’ la più grande bufala del secolo!”, diceva nei suoi spettacoli, facendo sghignazzare il pubblico pagante, l’Hiv non esiste, è tutto un complotto delle multinazionali farmaceutiche per vendere i medicinali che, quelli sì, fanno male: “E’ la cura che causa l’Aids!”.

 

I vaccini? Non solo sono inutili, perché “le malattie sarebbero scomparse lo stesso”, ma sono anche dannosi perché causano l’autismo.

 

E gli Ogm? “Un pomodoro ha ucciso 60 persone”.

 

Con il “cancro si può convivere”, mentre esami e screening sono pericolosi.

 

E poi Umberto Veronesi e Rita Levi Montalcini erano personaggi al servizio delle multinazionali, mentre i veri scienziati liberi erano gli inventori di preparati casalinghi: Di Bella (fatto fuori da un “complotto”); Pantellini (“che curò la moglie, malata terminale, con succo di limone e ascorbato di potassio”); Bonifacio (che diceva di guarire il cancro con un siero a base di pipì e feci di capra); Vannoni con il suo cosiddetto “metodo Stamina”.

 

Chi ha dato visibilità ai nanoscienziati idoli degli antivaccinisti e a quell’altro tizio che diceva di prevedere i terremoti? Sempre lui. Grillo e il suo blog sono stati per anni l’arca di Noè di svalvolati e pseudoscienziati, la più importante vetrina online per i dottor Dulcamara del paese.

 

   

Ora va di moda dire che non bisogna criticare i demagoghi per le loro incoerenze e inversioni quando ne azzeccano una. Anzi, bisogna fargli i complimenti. E allora bravo Beppe! Adesso anche tu, come noi, sai che hai sempre detto un sacco di pericolose puttanate.

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