Il teatro alla Scala di Milano (foto LaPresse)

La Scala si prepara per la Prima di Mattarella (e dei gialloverdi)

Fabiana Giacomotti

Il presidente della Repubblica, per la prima volta da quando è stato eletto, sarà a Milano. Per il governo certa la presenta di Bonisoli e Bussetti. E Salvini? Verrà? Accompagnato da chi?

Conoscendo il piglio pesante del regista Davide Livermore, le critiche della Prima saranno tutte per quanto avverrà palco. Sarà la Prima del presidente, e non c’è altro da dire. I milanesi ne sono felicissimi, perché da Sergio Mattarella si erano sentiti dire di no molte volte e non solo per l’apertura del 7 di dicembre: lo ritengono un segno importante per infondere sicurezza e un po’ di fiducia in una città che, non fosse per l’applauditissimo vaffa del sindaco Beppe Sala a Luigi di Maio sull’ipotesi delle chiusure commerciali la domenica (“vada a farle ad Avellino”), sarebbe ancora più disorientata di quanto sia già, come ha fatto ben capire il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi nel suo ultimo intervento.

 

Insomma, su quell’unico evento mondano in grado di catalizzare l’attenzione internazionale (non se la prenda Carlo Fuortes ma non c’è partita, anche perché a Milano le mezzecalze della politica e le sindachesse con i bottoni gioiello le teniamo fuori, biglietti in beneficenza) ci voleva un punto fermo, e nessun altro se non il Presidente poteva metterlo. Le informazioni delle ultime ore confermano alla nuova messinscena dell’Attila di Giuseppe Verdi anche la presenza del vicepremier Matteo Salvini, che si immagina sceglierà una mise più consona rispetto alla felpa con la scritta “Milano” che sfoggiò nel 2014 davanti alle telecamere di Striscia la Notizia, e del duo gialloverde-milanese (o quasi) dell’esecutivo: il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, ex dirigente di un’accademia privata di moda e design, e il responsabile del dicastero dell’istruzione, Marco Bussetti, molto vicino a Giorgetti. 

 

È una Prima anche per loro, forse in assoluto: li aspetta un foyer snob all’inverosimile e parecchio affezionato, anche per ragioni di consuetudine e continuità, a signori come Mario Monti o Fabrizio Saccomanni. Li aspettano anche, Salvini in particolare ma fuori, oltre il portico del Piermarini presidiato dalle forze dell’ordine, gli attivisti del Centro Sociale Il Cantiere, con striscione bilingue “Lega Ladrona, Milano non perdona. Que se vayan todos!”. Ce l’hanno con lui, il Matteo nazionale, leader di un partito “che si propone come nuovo, ma è il più antico d’Italia e da quasi trent’anni promuove una retorica razzista”, ma anche con i Pentastellati, “saliti al governo sull’onda del vaffanculo alla casta, ma abituati in fretta alle abitudini di chi gestisce il potere: clientelismo, promesse tradite e doppia morale” e, en passant, con il Pd, che “invece è antirazzista e dalla parte dei più poveri , solo quando è all’opposizione”.

 

Insomma, di che rimpiangere i tempi di Mario Capanna e delle gloriose uova sulle pellicce delle signore che, vuoi perché il freddo sessantottino non c’è più causa riscaldamento globale, vuoi perché indossare una pelliccia è il massimo del passatismo modaiolo e responsabile, arriveranno tutte col cappotto e tutte scortate. La Prima della Scala è come una famiglia vecchio stampo: una signora sola non vi entrerebbe mai, pena il rischio di essere scambiata per una gold digger, la cercatrice d’oro da film di Busby Berkeley (quando non sanno a chi rivolgersi, le scompagnate pagano un biglietto all’amico gay, che in genere si intende di musica lirica più di loro e fa loro fare bella figura), ma anche i signori non accompagnativi fanno figura meschina.

 

Dunque, se il presidente Mattarella sarà come probabile accompagnato dall’elegante figlia Laura, in queste ore si specula moltissimo su chi entrerà nel foyer al fianco di Salvini. Il dopo Scala, cioè il chi-va-dove-e-con-chi, è argomento di uguale interesse, come indizio dei cambiamenti in corso. Oltre alla cena istituzionale, con grande presenza dell’esecutivo Intesa Sanpaolo, main sponsor  da decenni e la cui figura più rappresentativa è, senza alcun dubbio, quella di Gaetano Micciché e della compagna Jacaranda Caracciolo Falck, quest’anno ve n’è una che viene tenuta particolarmente d’occhio, ed è quella organizzata dagli instancabili Corrado e Giovanna Passera: riposte, forse solo per il momento, le ambizioni politiche dirette, ora la coppia punta a quelle indirettamente utili grazie al progetto di banca digitale specializzata in crediti deteriorati, nome di battesimo Spaxs, a cui l’ex ministro sta lavorando da qualche mese. A informarsi meglio sugli sviluppi dell’impresa, siederà sicuramente uno dei consiglieri economici più ascoltati dalla Casaleggio Associati, Arturo Artom, con la moglie Alessandra. I rivali, capitanati da Adriano Teso, si acquartierano invece al Baretto, le cui due sale ospiteranno comunque gruppi diversi: la prima, come sempre, sarà occupata dagli amici dell’industriale delle vernici, da sempre legato al giro Forza Italia. La seconda da Daniela Javarone, vicinissima invece alla Lega. Ipoteticamente, le due sale potrebbero aprire il divisorio in vetro e scambiarsi opinioni. Non lo fanno mai: un po’ perché da una parte si può fumare e dall’altra no. Un po’ perché le due signore, la pr Laura Morino e l’esperta di lirica Javarone, non scorre affatto buon sangue. 

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