Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (Foto Imagoeconomica)

Il modello di Bergamo e Giorgio Gori per l'integrazione (con regole)

David Allegranti

Il progetto riguarda 60 richiedenti asilo e prevede il loro coinvolgimento in attività di formazione professionale

Roma. I sindaci leghisti alla Susanna Ceccardi, prima cittadina di Cascina, sono ben felici di rinunciare allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati messo in discussione dal decreto Salvini. Altri sindaci invece, convinti che l’integrazione sia utile a creare cittadini rispettosi della legge, sono costretti a trovare nuovi modelli e nuovi metodi. Una missione che toccherebbe anche a una destra civilizzata, annotava Salvatore Merlo qualche giorno fa su questo giornale, peccato però che al momento non esista.

 

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, firmatario di recente di un appello a favore della candidatura di Marco Minniti alla segreteria del Pd, presenterà oggi il progetto dell’Accademia per l’Integrazione, già attivo da qualche settimana in città. Si tratta di un progetto pilota di “accoglienza attiva” dei richiedenti asilo, condiviso tra Comune di Bergamo, diocesi e Confindustria, e affidato alla cooperativa sociale Ruah (Caritas), incaricata dalla prefettura della gestione dell’accoglienza a Bergamo. “Il progetto, che riguarda 60 richiedenti asilo, prevede il loro coinvolgimento in attività full-time di formazione di base (corsi di italiano, educazione civica e cultura italiana), volontariato e, dopo i primi mesi, di formazione professionale”, spiegano da Bergamo.

 

Il percorso, finalizzato a ottenere una piena integrazione, come già dice il nome del progetto, viene completato da tirocini, con la possibilità di un’assunzione da parte di imprese che aderiscono a Confindustria. Obiettivi analoghi sono stati svolti finora nei Comuni che hanno attivato lo Sprar, che si preoccupa proprio di favorire l’autonomia dei migranti attraverso la formazione e la ricerca di un lavoro. Quella di Bergamo è una risposta non solo al modello Cascina, dove la sindaca Ceccardi ha chiuso lo Sprar appena eletta, ma anche a Riace. Il progetto della giunta Gori stabilisce un principio di “restituzione” da parte dei richiedenti asilo e costruisce, spiegano da Bergamo, “le premesse per una loro integrazione fondata sul lavoro e sul rispetto delle regole”.

 

La conferma della cancellazione dello Sprar obbligherebbe infatti i Comuni a correre ai ripari, ma nelle intenzioni del sindaco di Bergamo c’è altro. L’idea è che le competenze acquisite nel corso del periodo di formazione possono essere utili a prescindere dall’ottenimento del permesso di soggiorno. Insomma, secondo il vecchio adagio, un conto è ricevere in dono un pesce, un altro è imparare a pescare in modo da emanciparsi e vivere in autonomia. Il problema è che alla Lega tutto ciò non interessa, come ha spiegato in passato la sindaca Ceccardi – da pochi giorni consigliera del ministro dell’Interno Matteo Salvini – che intende “intervenire, laddove di competenza dell’ente, per ridurre la presenza di immigrati sul territorio”.

 

Quindi, disse nel 2016, “abbiamo deciso di interrompere il progetto Sprar per il quale occorre il nullaosta del sindaco, a differenza dei progetti di prima accoglienza sui quali effettivamente l’ente non ha alcun potere, per dire basta a un eccesso di presenza di immigrati sul territorio”. In questo modo però non si affronta il problema dei migranti sul territorio. A meno che qualcuno al governo non pensi che l’unica soluzione realistica alla gestione dei flussi migratori sia davvero quella di chiudere porti, aeroporti e confini al mondo esterno e di escludere i bambini stranieri dalle mense scolastiche.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.