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Così la Lega ha voltato le spalle ai lavoratori e alle piccole-medie imprese

David Allegranti

“Matteo Salvini si accoda al peggior assistenzialismo, contro cui il partito si era sempre battuto”, dice Flavio Tosi

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Roma. Flavio Tosi la Lega la conosce bene. E’ stato sindaco di Verona e dirigente di spicco del partito di Matteo Salvini prima di esserne cacciato. Ma la vecchia Lega non esiste davvero più: “Appoggiando questa manovra di matrice grillina, si accoda al peggior assistenzialismo, cancro del Paese. Così Salvini volta le spalle ai lavoratori e alle piccole-medie imprese, coloro che spingono il Pil del Paese, per cui la Lega un tempo si batteva”, dice Tosi a proposito dell’aumento del deficit al 2,4 per cento previsto dalla prossima legge di bilancio.

 

“I dirigenti della Liga Veneta – spiega Tosi al Foglio – in questi giorni hanno spiegato di essere in difficoltà rispetto a quel provvedimento. Non faranno niente, perché ormai i partiti sono padronali e il partito è l’uomo – la Lega è Salvini, è Salvini-dipendente, le liste le fa lui – però c’è disagio e malumore. Sono costretti a difendere ciò che non avrebbero mai pensato di votare”. Prima o poi, osserva Tosi, “ci sarà qualche ripercussione anche nell’elettorato”, ma anzitutto l’opposizione deve darsi una svegliata. “E’ inevitabile che accada qualcosa. Questi spadroneggiano perché non hanno avversari, però non si può andare avanti così. Ed è evidente che si è aperto uno spazio per una forza liberale, europea, responsabile e seria”. Anche perché le alternative adesso in campo, dice Tosi, non stanno funzionando. “Da una parte hai il Pd che si autodistrugge, dall’altra Forza Italia che pian piano sta morendo di asfissia e che un tempo rappresentava i liberali. Oggi le imprese, le partite Iva non si sentono rappresentate da questo tipo di assistenzialismo, contro il quale la Lega si è sempre battuta”.

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In fondo, dice Tosi, anche gli imprenditori la pensano così nonostante le sortite (e le retromarce) del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. “E se gli industriali sono arrabbiati, figuriamoci come lo sono i piccoli, piccolissimi artigiani e le piccole-medie imprese”. Dunque, aggiunge l’ex sindaco di Verona, “c’è un elettorato che attende una svolta credibile e liberale. Noi siamo tanti soggetti, facciamo comunicazione, stiamo sui social. Ma non bastiamo. Il motore dovrebbe essere Forza Italia, che però anziché andare in avanti va indietro. Anzi, va a rimorchio della Lega. Forza Italia avrebbe pure la forza massmediatica per dare una grossa mano, ma Berlusconi quando si è trovato con Salvini ha parlato del tetto agli spot e di questioni aziendali”. Dove vuoi andare con liberali così?

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