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La storia (distorta) secondo Galli della Loggia

Andrea Mercenaro

"Finanza e banche comandavano sulla politica. Poi arrivò il governo gialloverde". Il racconto del professore strizza l'occhio ai grilloleghisti

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C’era una volta, molti anni fa, la politica che la vinceva sulla finanza, o sulle banche, e che contava più di entrambe. Era un gran bene, dato che questo in fondo è la democrazia: consegnare il potere politico a chi non detiene quello economico, vale a dire alla stragrande maggioranza dei cittadini votanti, col fine di migliorare la condizione dei più. Si viveva, in quel tempo, una condizione felice. Poi, comanda sulla finanza oggi, comanda sulle banche domani, ecco che verso la fine degli Ottanta la politica esagerò. Mal glie ne incolse. Mal ne incolse alla politica, ovviamente, ma peggio ancora alla democrazia stessa: da quel momento, infatti, finanza e banche, ribelli a quello strapotere, prevalsero a loro volta sulla politica stessa.

 

Ciò che, equivaleva a dire, sulle regole rassicuranti del gioco democratico. Lo so che è noioso, solo un attimo di pazienza. Ne risultava come in ultimo la finanza, dominando sulla politica, avesse sottratto quasi interamente a quest’ultima la sua antica sovranità monetaria. Detto in altri termini, la sovranità in generale. Ci stava capitando un bel guaio. Finché, per fortuna, arrivò il governo gialloverde a rivendicare la superiorità della politica sulle banche. A rivendicare tout-court la difesa della democrazia. Bon. E questo è stato, riferito in soldoni, il ragionamento sul Corriere del professor Ernesto Galli della Loggia. Il quale ha voluto premettere, al suo crudo ragionamento, le seguenti parole: “Lo so che dicendo queste cose si rischia di passare all’istante per tifosi dei partiti di governo”. Che va là, per tifosi è ridicolo. Veramente ridicolo. Per ruffiani, peut-etre?

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