Lega e M5s battono Tria: deficit al 2,4 per cento

Trovato l'accordo sul Def. Festa dei grillini davanti a Palazzo Chigi. Il vicepremier Di Maio: "Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza e via la Fornero"

Redazione

Il governo ha trovato l’accordo sul Def: Lega e M5s avrebbero vinto le resistenze del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e sarebbe stata raggiunta un'intesa per un deficit al 2,4 per cento, secondo quanto riferiscono fonti grilline e del Carroccio. L’intesa è arrivata in tarda serata, al termine di un vertice del governo. “Siamo soddisfatti: è la manovra del cambiamento”, dicono Matteo Salvini e Luigi Di Maio. I parlamentari Cinque stelle sono scesi davanti alla Camera per festeggiare, tra le bandiere bianche del Movimento. Per Emidio Carrelli, nel video, "è una serata storica, di grande festa".

  

"Oggi è un giorno storico! Oggi è cambiata l'Italia!", scrive Di Maio su Fb. Il vice premier condivide il risultato ottenuto nel vertice di governo sulla manovra."Nella Manovra del Popolo (maiuscole comprese, ndr) abbiamo inserito anche la pensione di cittadinanza che restituisce dignità ai pensionati perché alza la minima a 780 euro", scrive Di Maio. "E con il superamento della Fornero, chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un’opportunità". E aggiunge: "I truffati delle banche saranno finalmente risarciti! Abbiamo istituito un Fondo ad hoc di 1,5 miliardi".

   

 

A Bruxelles, secondo quanto apprende l'Agi, la legge di bilancio dell'Italia rischia la bocciatura da parte della Commissione europea se il deficit nominale dovesse superare la soglia del 2 per cento. La decisione sarà presa dal collegio dei commissari nella seconda metà di ottobre, dopo la presentazione formale del progetto di legge di bilancio, ma i tecnici dell'esecutivo comunitario inizieranno sin da subito ad analizzare i dati contenuti nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def). All'Italia è stato raccomandato un aggiustamento strutturale (la riduzione del deficit al netto del ciclo e delle una tantum) pari allo 0,6 per cento del pil. Secondo i tecnici della Commissione, lo sforzo strutturale richiesto equivale a un deficit nominale del 1,1 per cento. La deviazione massima consentita per evitare una bocciatura è pari allo 0,5 per cento del pil. In altre parole, l'Italia dovrebbe realizzare un aggiustamento strutturale dello 0,1 per cento pari a un deficit nominale del 1,6 per centro. La Commissione potrebbe comunque fare un ulteriore "sconto", per quanto minimo, giocando su altre flessibilità previste dal Patto di stabilità e crescita. Tuttavia – a quanto si apprende – non ha mai accettato un peggioramento del deficit strutturale dello 0,3 per cento di pil e oltre, come accadrebbe con un deficit nominale sopra al 2 per cento. Le nuove regole introdotte durante la crisi dell'euro con il "Two Pack" prevedono che, in caso di "un'inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di stabilità", la Commissione chieda "un progetto riveduto di documento programmatico (di bilancio) quanto prima e comunque entro tre settimane dalla data del suo parere. La richiesta della Commissione dev'essere motivata e resa pubblica".

   
Infine, l'Italia sta già violando la regola sul debito, che prevede una riduzione di un ventesimo l'anno per la parte eccedente il 60 per cento di pil. Con uno sforzo strutturale inferiore allo 0,1 per cento di pil, l'Italia rischia di perdere le circostanze attenuanti che finora hanno consentito alla Commissione di evitare di aprire una procedura per deficit eccessivo che porterebbe a obiettivi di bilancio molto più stringenti.