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La bella foto del tavolo delle trattative Lega-Cinque stelle

Annalena Benini

Didascalia di un futuro: i jeans strappati, le bottigliette di plastica, l’aria attonita e beata

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L’unico che avrebbe potuto salvare la faccia, al tavolo delle trattative Lega-Cinque stelle, era Rocco Casalino, responsabile della comunicazione. In quanto ripreso di spalle. Ma all’obiettivo ha offerto i suoi jeans strappati: jeans strappati per fare la storia del paese, maniche arrotolate di un altro, polo a mezze maniche come se fosse all’improvviso scoppiato il Ferragosto e si fossero rotti tutti i condizionatori. Il tavolo, da un punto di vista estetico, considerando anche la riunione domenicale, era una grande, precisa didascalia sul disordine: un po’ pausa dai monumenti durante la gita scolastica (mancavano i cappellini con la visiera ma sicuramente spunteranno al prossimo tavolo), un po’ brainstorming per rinnovare il sito internet di un’amministrazione provinciale. Le bottigliette di plastica, le bibite in lattina, e poi ancora, a un diverso tavolo, la Coca-Cola bevuta a metà di Luigi Di Maio, i braccialetti di Matteo Salvini e i fogli sparpagliati di chi non sa che farsene, ricordo di quando fingevamo di studiare ammassando più roba possibile sulla scrivania, sempre all’ultimo momento, sempre ignorandone il contenuto. Le giacche sulle brutte spalliere delle brutte sedie, ma forse tutti gli uffici sono sempre stati così brutti, e allora bisogna illuminarli con degli sguardi privi di totale smarrimento.

 

Ma lo smarrimento è esattamente l’idea che offre Daniel De Vito, ad esempio, assistente parlamentare alla commissione Bilancio del Movimento 5 stelle, che ha lo stropicciato stupore di chi spera di non essere interrogato (non a me, non adesso) e però ha addosso la giacca perché sono le prime volte, mentre Tommaso Donati, dell’ufficio legislativo, ha arrotolato tutto quello che poteva, forse anche i pantaloni sotto il tavolo, per concentrarsi meglio. Sono le fotografie dell’Italia del nostro prossimo futuro? Poiché è così, bisogna dire che in questi due tavoli, impreparati anche per un selfie, c’era una sola donna, Laura Castelli, deputata Cinque stelle, ed era particolarmente spettinata, mentre la costruzione di un paese passa anche attraverso qualche colpo di spazzola nei momenti importanti. Roberto Calderoli, senatore della Lega arcinoto a tutti noi per tantissimi motivi che non comprendono l’eleganza, era l’unico che sembrava dentro la consapevolezza di quello che sta succedendo: preoccupato, ma non attonito. Stava pensando, mentre tutti gli altri sembravano i partecipanti al gioco che piace sempre ai nostri figli: facciamo che io ero il presidente, facciamo che io ero il ministro, facciamo che io decidevo le cose, facciamo che io ero il capo e voi mi ubbidivate anche con questa bottiglietta di plastica davanti, anche con questi jeans da reality show, anche con questa costernazione intorno.

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