“Il Pd valuti se chiedere a Renzi il ritiro delle dimissioni”, dice Anzaldi
Il deputato del partito democratico: “Un’alleanza con il partito di Di Maio sarebbe un voltafaccia ai nostri elettori”
Roma. Dice Michele Anzaldi, deputato del Pd, che “il partito nel proprio interesse dovrebbe valutare se gli conviene stare in questa terra di mezzo – anche solo da un punto di vista comunicativo – o se deve trovare un segretario. E dovrebbe anche valutare se chiedere un sacrificio a Matteo Renzi oppure no. E non è detto che lui sia disponibile”.
E se Di Maio facesse un passo indietro? “Davvero pensiamo che il problema sia Di Maio? Il problema sono le loro proposte che farebbero saltare i conti dello stato se applicate, il problema è la matrice demagogico-populista di quel partito, il potere oscuro ed ereditario di Casaleggio. Il problema è l’idea di paese che in questi anni hanno propagandato, il paese dell’assistenzialismo e della decrescita felice, che è felice solo per i miliardari come Beppe Grillo”. Qualora Sergio Mattarella rivolgesse un appello al senso di responsabilità, il Pd come dovrebbe rispondere? “Se l’appello è rivolto a tutti e tutti mostrano responsabilità, credo che il Pd non si sottrarrebbe. Ma se l’appello diventa solo una forzatura per costringere il solo Pd a fare quello che i suoi elettori gli hanno detto chiaramente di non fare, mentre gli altri partiti capitalizzano politicamente e ci ricoprono di insulti, allora no grazie. Anche perché non si può far finta che le elezioni non ci siano state, i risultati non possono essere messi da parte con una dichiarazione televisiva”.
Vede dunque possibile un governo del presidente? “Lo vedo possibile se i partiti si assumono tutti le proprie responsabilità. Se i partiti che hanno vinto, o così ci hanno raccontato per 50 giorni, vanno avanti a veti e diktat, sarebbe stupefacente che la situazione ricadesse tutta sulle spalle del partito che tutti ci hanno spiegato aver perso, ovvero il Pd. Non si può amplificare a dismisura una sconfitta politica solo per costringere Renzi a correre a dimettersi e poi trasformare le elezioni in una quasi vittoria per partecipate o peggio consentire inciuci e spartizioni di poltrone coi Cinque stelle, delle due l’una”. Sarebbe giusto fare un referendum tra gli iscritti del Pd? “Il partito ha i suoi organi decisionali, a partire dalla Direzione. In quella sede avverrà il confronto, ma non credo che improvvisamente il Pd possa cambiare la linea seguita in tutti questi mesi, sconfessando quello che abbiamo detto agli elettori”.