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Le contraddizioni della Cgil su voucher e art. 18

Due casi che rivelano la coda di paglia della Confederazione di Susanna Camusso

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Al direttore - Quando il diavolo ci infila la coda. I voucher? Crucifige. Eppure, un brillante scoop giornalistico ha rivelato che il sindacato pensionati della Cgil di Bologna usa i voucher per retribuire una cinquantina di attivisti che prestano la loro attività per qualche ora alla settimana. Nulla da dire. E’ una scelta corretta sul piano giuridico e razionale su quello pratico, visto che si tratta di pensionati e di lavoro accessorio. Ma la notizia mette allo scoperto un’enorme coda di paglia della Confederazione di Susanna Camusso promotrice di un referendum per abrogare questa modalità di pagamento  che lei paragona ai “pizzini’’. Imbarazzato, il segretario del sindacato, Valentino Minarelli, dichiara che “a Bologna siamo costretti ad usarli’’ (da chi  e perché,  se non per l’utilità dello strumento?), ma vogliamo abolirli’’.


Giuliano Cazzola


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Meraviglioso. Così come è meraviglioso (a) che il sindacato dopo aver difeso la Costituzione non abbia ancora deciso di applicare a se stesso ciò che prescrive la Costituzione, in particolar modo l’art. 39 (obbligo di registrazione e validità erga omnes dei contratti collettivi) e l’art. 46 (è un diritto dei lavoratori collaborare alla gestione delle aziende); e che (b) gli stessi sindacati che oggi chiedono a gran voce la riabilitazione dell’articolo 18 (lo segnala un nostro lettore, Giovanni De Merulis) si siano dimenticati di inserire nella proposta referendaria l’art.4 della legge 108/90, quella, per capirci, che esclude dall’applicazione dell’art 18 i dipendenti dei partiti e dei sindacati, compresa la Cgil. Fantastico no?

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