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Magistrati contro la sovranità popolare

Sergio Soave

Il procuratore Scarpinato ammette che la magistratura deve fare politica per combattere le diseguaglianze e spiega perché i giudici devono ritenersi superiori alla sovranità nazionale e alle istituzioni democratiche. Un’intervista choc

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Il procuratore palermitano Roberto Scarpinato dissente dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini che considera inopportuno che le toghe si schierino nel confronto referendario sulla riforma costituzionale. Non è il primo e non sarà l’ultimo magistrato a pensarla così. Quello che però caratterizza la sua posizione è l’argomento che impiega, basato sul principio secondo cui spetta “alla magistratura il ruolo strategico di vigilare sulla lealtà costituzionale delle contingenti maggioranze politiche di governo”. Per sostenere questa tesi quanto meno stravagante, che non trova alcun riscontro nella lettera della Costituzione in vigore, che affida alla magistratura la funzione di perseguire i reati la cui responsabilità è sempre personale, Scarpinato dà una lettura molto personale della vicenda storica, politica ed economica. In sostanza la Costituzione intende rimuovere le cause della diseguaglianza sociale, mentre l’azione politica, soprattutto per impulso europeo, promuove il liberismo che sarebbe a sua volta promotore di un sistema di potere oligarchico. Scarpinato ammette che questa tendenza ha già una sanzione costituzionale, con l’articolo 81 che impone il pareggio di bilancio, ma questa parte della costituzione, che è già in vigore, siccome non gli piace, non dovrebbe essere applicata perché impedisce di finanziare in deficit dello Stato sociale. In realtà è stato proprio l’eccesso di finanziamento in deficit che ha creato quel colossale macigno del debito pubblico che rende tanto ardua la competitività e quindi la creazione di posti di lavoro, senza i quali è impossibile finanziare lo Stato sociale.

 


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 Inaugurazione dell'anno giudiziario (foto LaPresse)


 

Al di là delle considerazioni di merito assai discutibili, appare incredibile che Scarpinato attribuisca alla magistratura la funzione di far valere le sue personali idee imponendole attraverso la giurisdizione a una volontà politica basata sulla sovranità popolare. Ma della sovranità popolare, che è il centro di tutte le costituzioni democratiche, a Scarpinato non importa un granché. Lo dice esplicitamente quando attribuisce ai padri costituenti la scelta di aver adottato un sistema istituzionale complesso “per impedire che il pendolo della storia tornasse indietro a causa delle pulsioni autoritarie della parte più retriva della classe dirigente e del ritardo culturale delle masse”. Insomma i governi sono reazionari, il popolo è bue, quindi il progresso sociale ha come unico baluardo la magistratura che ha l’obiettivo di far crescere indiscriminatamente il debito pubblico, naturalmente con finalità benefiche ed egualitarie. La nuova Costituzione va bocciata perché ostacolerebbe questo piano (che peraltro non è affatto contemplato, per fortuna, nemmeno da quella vigente).

 

Se gli argomenti con cui la magistratura, o almeno la parte che si riconosce nelle intemerate di Scarpinato, dispone per contrastare la riforma costituzionale sono questi, bisognerebbe propagandarli anziché tacitarli, perché danno un’impressione chiara di una distorsione, di una pretesa indebita di una casta che si ritiene superiore alla sovranità nazionale e alle istituzioni democratiche ed esercita e teorizza uno strapotere intollerabile.

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