Alexander Lukashenka (LaPresse) 

Piccola posta

Il rapporto fatalmente intimo tra Lukashenka e il cielo. Dalle mongolfiere ai bombardieri

Adriano Sofri

Dalla Coppa aeronautica Bennett all'arresto dell'oppositore Protasevich, dirottando un volo diretto in Lituania. E poi il messaggio di auguri all'Ucraina nel giorno dell'indipendenza e gli "aerei di Minsk in grado di trasportare armamenti nucleari". Nei pensieri del presidente bielorusso torna sempre il cielo

Odessa, dal nostro inviato. Il dittatore bielorusso Alexander Lukashenka, 67 anni, è, così a prima vista, quanto di più simile a un bruto si possa immaginare. Economista, comunista, plurilaureato, eletto presidente a furor di popolo già nel 1994 – lascio a voi la lettura ulteriore della biografia di questa caratteristica personalità della storia contemporanea. Vorrei invece metterne in luce il rapporto fatalmente intimo che sembra intrattenere con il cielo. Un episodio risale al 1995. Tre mongolfiere in gara nella pacifica Coppa aeronautica Bennett entrarono nello spazio aereo bielorusso: l’aviazione bielorussa ne fu così irritata che aprì il fuoco su una mongolfiera e uccise due concorrenti americani, fece atterrare le altre due e ne arrestò gli equipaggi. 

 

Lukashenka, la cui stella polare fu sempre il legame stretto, soprattutto ai suoi polsi, con la Russia, allungò di un biennio il suo primo mandato e ne estorse un altro, dal 2001 al 2006. Stabilito a furor di popolo che avrebbe potuto candidarsi una terza volta, si confermò presidente fino al 2010. E così nel 2015 e nel 2020, sempre con l’80 per cento almeno. L’opposizione dichiarava di aver avuto il 70 per cento, e andava in galera o all’estero. Il cielo si riapre il 23 maggio 2021: un Boeing 737 Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, Lituania, è costretto da un Mig-29 agli ordini di Lukashenka a dirottare sull’aeroporto di Minsk, “per motivi di sicurezza”. Vilnius distava 73 chilometri, Minsk 160. La polizia bielorussa a terra cattura un famoso oppositore, Roman Protasevich, 26 anni, giornalista e fondatore del più seguito canale Telegram, e la sua ragazza. Lei è stata condannata a sei anni, lui è ancora agli arresti – nella migliore delle ipotesi.

Il 24 agosto, nel giorno dell’Indipendenza ucraina, siccome la lingua batte dove il dente duole, Lukashenka, dal cui territorio partono alcuni dei missili russi che colpiscono l’Ucraina, ha inviato un solenne messaggio di auguri al paese confinante. Ancora il cielo. “Sono convinto che le attuali divergenze non potranno distruggere la base secolare di relazioni sincere e di buon vicinato tra i popoli dei due Paesi, cui auguro di convivere sotto un cielo pacifico...”. Il ministro della difesa ucraino, Reznikov, ha inevitabilmente replicato augurando a Lukashenka “lo stesso cielo pacifico dell’Ucraina”, e di “ricongiungersi presto coi suoi buoni amici Gheddafi e Saddam”. 

Il giorno dopo, ieri, Lukashenka è tornato sul tema, annunciando che “sono stati ultimati i lavori di adeguamento con l’aiuto della Russia sui bombardieri di Minsk per metterli in grado di trasportare armamenti nucleari e così far fronte alle minacce dell’Occidente. Il quale “deve capire che nessun elicottero o aereo potrà salvarlo se ci sarà un’escalation”. Di recente, in un empito di franchezza, Lukashenka aveva dichiarato che “grazie al cielo, noi siamo una dittatura e sappiamo assicurare l’ordine”. 

 

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