PUBBLICITÁ

L'AI può comporre nuova musica? Potenzialità e limiti dell'algoritmo "creatore"

Mario Leone

Google ha presentato MusicLM, un software capace di produrre musica di qualsiasi genere partendo da un testo scritto. Ma per comporre un'opera d'arte occorrono anche ispirazione, sentimento, personalità e autocosicenza. E, perché no, un po' di nostalgia

PUBBLICITÁ

Può l’intelligenza artificiale comporre nuova musica? Secondo Google sì. Basta usare MusicLM, un software capace di produrre musica di qualsiasi genere partendo da un testo scritto. Quello di Google non è certo il primo esempio di questo tipo. “Riffusion”, “Dance Diffusion”, “AudioML” (sempre di Google), Jukebox di OpenAI hanno già mostrato potenzialità e limiti di quest’approccio.

  

MusicLM è stato formato con oltre 280mila ore di musica che potessero generare brani coerenti con le descrizioni e di "significativa complessità". I pezzi prodotti non sempre risultano gradevoli e coerenti al loro interno. MusicLM interpreta bene indicazioni anche articolate, componendo con una banca di suoni campionati.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Il sistema può prendere anche spunto da melodie esistenti, canticchiate o appena accennate su uno strumento. Se questo non bastasse, è possibile creare musica “a tema”: brani motivazionali per allenamenti; fluenti melodie per conquistare la donna amata e così via. Una sorta di Bimby delle sette note dove, aggiungendo gli “ingredienti”, la musica è fatta.

   

Sembra tutto facile e bello ma così non è. Alcuni suoni campionati sono distorti, un problema che si amplifica quando si lavora sulle voci. Gli arrangiamenti corali sono scadenti e i testi prodotti (per ora solo in inglese) sono poco comprensibili e cantati da voci sintetizzate. Ci sono anche questioni legate al copyright perché la macchina utilizza le 280mila melodie inserite in fase di formazione. Sui programmi che hanno preceduto MusicLM sono in corso cause che produrranno una nuova giurisprudenza, decisiva anche per lo sviluppo o meno di questo tipo di realtà.

    

Il cantante Nick Cave, riferendosi al software ChatGpt messo alla prova anche a fini artistici, l’ha apostrofato come “schifoso”, definendolo un esercizio di "replica e parodia", mentre "scrivere una buona canzone non è imitazione, o replica, è il contrario".

PUBBLICITÁ

  

PUBBLICITÁ

Chiariti ora potenzialità (presunte) e limiti (acclarati) della questione, è opportuno provare a fare qualche ragionamento.

  

PUBBLICITÁ

L’Artificial Intelligence è già usata in parecchi settori, collaborando al lavoro dell’uomo. I mondi del marketing e della comunicazione, per non parlare dei servizi di supporto al customer care, sono molto avanti e godono dei vantaggi di questa tecnologia. In campo creativo si sono fatti passi avanti grazie all’utilizzo di algoritmi capaci d’”apprendimento attivo” che si implementa con l’utilizzo dell’utente. È evidente che ogni macchina abbia la necessità di un background d’ informazioni esistenti e messe a disposizione dall’uomo in fase iniziale. Il lavoro per limare questa dipendenza sembra portare frutti. Quello che però il software non può avere è la motivazione, quella naturale propensione umana che lo spinge a mettersi in gioco per creare, lasciare un segno nella realtà. Per intenderci, la macchina non potrà mai avere quello che romanticamente si sarebbe chiamato impulso creativo, ispirazione, o come si vuole, ma che alla fine diventa lo stile individuale, dal momento che non è la correttezza grammaticale, sintattica e strutturale il senso e la sostanza di una creazione che tale possa essere chiamata.

  

Per creare occorre anche la nostalgia, quella spiegata da Antoine de Saint-Exupéry: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”. La macchina ha bisogno di ordini e parametri ben definiti; è incapace di giudicare, ritornando su scelte già prese, modificandole in corso d’opera e considerando fattori imprevisti che non seguono sempre una linearità di pensiero. Un esempio chiarificatore arriva proprio dalla musica. Nei trattati di composizione (armonia, contrappunto, fuga e forme musicali, oltre che strumentazione ecc.) ci sono tracce per i cosiddetti compiti di apprendimento per esercitare il giovane studente di composizione a usare tutti gli strumenti di linguaggio e scrittura. Lo stesso individuo risolve e sviluppa in modo diverso la stessa traccia o esercizio, perché infinite sono le scelte di come risolvere ogni situazione e ogni volta diverse sono le direzioni che un brano prende a seconda delle singole scelte. Anche questo è lo stile. Un'opera musicale, anzi artistica, non basta che sia esatta, ma deve essere viva e non artificiosa. Insomma una bambolona perfettamente modellata non sostituirebbe mai un vero corpo umano... un pezzo combinato 'in vitro' non avrà mai la caratteristica fondamentale di un'opera degna di questo nome, e cioè l'impronta personale nell'espressione del sentimento che in un artista creatore determina le scelte di linguaggio.

 

Ultimo aspetto, forse il più importate: l’uomo è creatura e creatore. Può generare, perché cosciente di essere generato. Gustav Mahler dichiarava di non comporre, ma "d'essere composto". Questa coscienza spiega perché l’intelligenza artificiale non potrà mai creare arte.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ