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Da J-Ax e Fedez a Bello Figo, tutte le lotte del rap italiano

Stefano Basilico

Difficile si arrivi al sangue per le strade come nell’America del gangsta rap, le mazzate rimangono online e servono a creare attesa, a fidelizzare i fan, a far parlare i giornali

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I rapper italiani sono in fermento e si fronteggiano sui social. Difficile si arrivi al sangue per le strade come nell’America del gangsta rap, le mazzate rimangono online e servono a creare attesa, a fidelizzare i fan, a far parlare i giornali (eccoci). Ma c’è qualcosa di più del semplice marketing, c’è un idea di musica differente, visioni del mondo e della vita agli antipodi, la necessità o meno dell’impegno politico.

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Il dissing, i litigi, le rivalità sono parte integrante dello show business e non a caso avvengono a ridosso delle presentazioni dei dischi (Comunisti col Rolex) o dell’inizio dei tour (Santeria). Attaccarsi fomenta fan e media, e anche dirsi superiori “ai rosiconi” è parte integrante del rap game e indica che probabilmente l’appagamento tanto sbandierato non è poi così solido, se si sente continuamente il bisogno di rimarcarlo sui social.

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Come scriveva Lord Byron nel suo Don Juan “quei due si odiavano di un odio che si può trovare solo sul palco”.  Nel backstage, beati loro, incassano.

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