il FOGLIO della MODA - Primafila

Moda e teatro. Paradosso di un confronto amoroso

Monique Veaute*

Da sempre moda e palcoscenico si confrontano: due mondi che si compenetrano. Come suggeriva Giorgio Strehler "anche la moda, come il teatro, trasforma la realtà", perché entrambi sono creatori d’illusione. Breve storia di una commistione

Nelle Fleurs du mal, Charles Baudelaire contempla un tesoro di grazie fiorentine in cui riconosce l’epitome della maschera. Nel simbolo vede l’avverarsi di un sortilegio: O blasphème de l’art! ô surprise fatale! La femme au corps divin, promettant le bonheur, Par le haut se termine en monstre bicéphale! / O blasfemia dell'arte, o fatale sorpresa! La donna con il corpo divino, che promette la felicità, Dall'alto finisce in un mostro a due teste! È il paradosso della bellezza del teatro. Da sempre moda e palcoscenico si confrontano: due mondi che si compenetrano e si interpretano al punto da chiedersi quale dei due sia più affascinato o ispirato dall’altro. 

 

Il rapporto tra costume teatrale e creazione ha radici profonde. A Parigi furono i Balletti Russi di Diaghilev a introdurre l’uso spregiudicato dei colori e Léon Bakst a portare sulla scena la policromia del folklore orientale. Con la sua prima composizione coreografica, L’Après-midi d’un Faune di Claude Debussy aprì le porte alla modernità utilizzando il movimento come strumento per la creazione artistica. Paul Poiret rivoluzionò l’abbigliamento femminile negli anni della Bella Epoque firmando, tra l’altro, i costumi teatrali per Sarah Bernhardt. La passione di Mariano Fortuny per il teatro wagneriano era nota. Giacomo Balla ebbe un’attività scenografica di cui restano bozzetti di alto valore pittorico che appartengono alla raccolta del Museo Teatrale alla Scala. Le Chant du Rossignol di Sergej Diaghilev non andò in scena, forse per le difficoltà incontrate dai ballerini a muoversi nei voluminosi e ingombranti costumi creati dal pittore Fortunato Depero. 

 

Gli anni Ottanta vedono l’affermazione degli stilisti italiani in tutto il mondo. Alcuni di essi si dedicano anche alle collaborazioni con il teatro come Enrico Coveri, Giorgio Armani e i Missoni. Quello di Gianni Versace è il caso più eclatante di attrazione fatale tra moda e balletto. Lo stilista affianca al lavoro della moda anche quello per il costume di artisti quali Maurice Béjart o Bob Wilson, così come nota è la passione di Roberto Capucci per l’opera. A Parigi è la maison Chanel a possedere il primato delle collaborazioni, a partire dai costumi di Antigone per Jean Cocteau nel 1922 fino alle recenti creazioni per l’Opéra.

 

Rudolf Nureyev, che al Festival dei Due Mondi di Spoleto era di casa, dettava la moda dentro e fuori dal palcoscenico. E oggi la Fondazione si appresta a recuperare tutto il patrimonio storico, in cui compaiono gli abiti di Bohème di Lila de Nobili del 1960, quelli dei Racconti di Hoffmann di Pierluigi Samaritani, di Manon per la regia di Visconti con i costumi Piero Tosi e le scene di de Nobili, e ancora abiti di Beni Montresor, Raimonda Gaetani e tanti altri che hanno fatto la storia del costume teatrale italiano, perché possano essere parte di un Museo dell’Effimero ospitato dalla città.


La moda è connaturata alla nostra esistenza così come il costume teatrale, nella collocazione storica, diventa l’inevitabile riflesso del tempo e del pensiero artistico. Penso oggi al lavoro di Iris van Herpen con Marina Abramovich e Damien Jalet o con Sasha Waltz, a Gucci con il regista cult Gus Van Sant, a Issey Miyake per il ballerino e coreografo William Forsythe, a Marc Jacobs per Benjamin Millepied, ma anche viceversa alla relazione tra artista e maison, come avvenuto tra la coreografa israeliana Sharon Eyal, l’artista Silvia Giambrone e Dior. Diceva Giorgio Strehler: "Anche la moda, come il teatro, trasforma la realtà, anche la moda è in un certo senso creatrice d’illusione (...) il creatore di moda veste i sogni e la vita di ogni giorno, il costumista veste la finzione, le creature della fantasia, qualche volta i miti".

  

*Monique Veaute è Direttrice artistica del Festival dei Due Mondi di Spoleto

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