L’amico perduto
Hella Haasse
Iperborea, 140 pp., 16 euro
Per via di un assurdo incidente, provocato da una leggerezza irresponsabile dei coloni olandesi – episodio chiave del romanzo – Urug rimane orfano e la famiglia del protagonista lo risarcisce, offrendogli la possibilità di studiare. La decisione, generosa quanto pericolosa, sarà assai mal ripagata.
Molti anni più tardi, quando i due giovani uomini si ritrovano all’università di Giacarta, tutto è cambiato. Soprattutto, è cambiato Urug. “Non voglio la carità del governo olandese (…). Non ho bisogno del vostro aiuto”, replica con durezza allo sconcertato interlocutore. “Di parola in parola, nacque una discussione in cui dovetti mettermi sulla difensiva, perché l’argomento mi era estraneo. (…) In silenzio ascoltavo il diluvio di accuse e di rimproveri che Urug e Abdullah rivolgevano al governo, agli olandesi, ai bianchi in genere. Ero convinto che molte delle loro affermazioni fossero poco fondate, o ingiuste, ma non disponevo degli argomenti per confutarle”. L’io narrante scopre che Urug si è trasformato in un oratore, che è il leader della sua nuova cerchia di studenti progressisti e giovani agitatori. Mentre denuncia la condizione di povertà e ignoranza in cui gli olandesi mantengono deliberatamente la popolazione indigena, Urug si infiamma, si agita, sottolinea le frasi agitando la mano sinistra chiusa a pugno.
L’amico perduto è un romanzo toccante, storico e sentimentale, incentrato sull’innocenza perduta, sulle differenze sociali e di classe, sulle indiscutibili responsabilità del colonialismo. E’ la storia di un’amicizia impossibile, di una sopraggiunta incomunicabilità, destinata a sfociare inevitabilmente nella lotta, nella violenza e nel sangue.
L’AMICO PERDUTO
Hella Haasse
Iperborea, 140 pp., 16 euro