Fissando il Sole
di Irvin D. Yalom, Neri Pozza, 251 pp., € 17 euro
Fissando la morte, fissi il sole e poco importa se, per La Rochefoucauld, non puoi farlo a lungo, impunemente, senza ricavarne un danno. Non a caso la celebre massima è posta a esergo: “Le soleil ni la mort ne se peuvent regarder en face”.
Dobbiamo morire. Non ci sono santi e non ci sono dubbi. Potremmo allungare la fine, con i marchingegni della tecnologia e della scienza, sempre più sofisticati e sottili, augurarcela dolce, come se l’augura Guido Ceronetti, ma siamo fatti per finire, per andare a termine, a scadenza, dopo esserci illusi, facendo ricorso a tante diavolerie, di essere fatti per ricominciare.
Sembra banale, ma questo assunto non è sempre chiaro, soprattutto a quanti esorcizzano, a quanti si reputano immortali, a quanti recitano la parte per continuare a scappare dall’unica parte certa che la commedia ha da tempo previsto per tutti. Senza esclusione alcuna.
Il tema, però, per Yalom, è un altro: non morire, per paura di morire, prima che sia arrivata l’ora. Interrogarsi sulla fine può aiutare a comprendere meglio la nascita, l’inizio e, soprattutto, l’impervio cammino. Come stare al mondo. Come agire fissando la morte e non come re-agire a essa. Compito arduo per chi è umano, troppo umano, ma la filosofia ed Epicuro, in questo caso, hanno ancora tanto da dirci. Sì, proprio Epicuro, ridotto talvolta, con eccesso di superficialità, soltanto a maestro del piacere dei sensi mentre la polpa è altrove. Lo spiega bene Yalom. Anche il suo libro potrebbe essere scambiato per l’ennesimo pannicello caldo, pagine lenitive in attesa dell’ultima e definitiva sentenza. Non lo è. E’ un libro intelligente scritto da un uomo intelligente.
FISSANDO IL SOLE
Irvin D. Yalom
Neri Pozza, 251 pp., € 17 euro
Irvin D. Yalom
Neri Pozza, 251 pp., € 17 euro