I ragazzi venuti dal Brasile
Ira Levin
Sur, 302 pp., 17,50 euro
Nelle prime ora di una sera del settembre del 1974”, in un ristorante giapponese di San Paolo, un gruppo di ex gerarchi nazisti si riunisce. A convocarli, Josef Mengele: il famigerato “angelo della morte” di Auschwitz, autore di crudeli esperimenti eugenetici ai danni di deportati e bambini, usati come cavie umane. Tema della serata, un’operazione misteriosa e segretissima, attraverso la quale il medico assicura che si potrà far rinascere il Terzo Reich.
E da tutti e due i suoi romanzi più famosi erano stati tratti film trasmessi spesso in tv, uno passato alla storia per l’interpretazione di Gregory Peck e Laurence Olivier. Il primo nei panni del sulfureo Mengele: personaggio realmente esistito con i suoi orrendi esperimenti, e di cui si è poi scoperto che è morto proprio in Brasile l’anno dopo la pubblicazione di questi “Ragazzi”, di infarto. L’altro, Lieberman: personaggio in teoria immaginario, ma che è chiaramente ispirato al vero cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal. Ma anche per chi sa come va a finire, la lettura resta lo stesso avvincente, in un thriller che oltre a offrire qualche momento di evasione mantiene comunque due moniti straordinariamente attuali: sui rischi della manipolazione genetica, e sulle condizioni economiche e sociali che potrebbero, in un determinato futuro, creare le basi per l’avvento di un nuovo nazismo.
I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE
Ira Levin
Sur, 302 pp., 17,50 euro