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Lettere

Deve costruirsi un futuro ma guarda solo al passato. Povero Pd

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - Elly Schlein ha promesso che si metterà in viaggio con zaino e taccuino per ascoltare la gente. “Moriremo prendendo appunti” (Ennio Flaiano).
Michele Magno

Un partito, il Pd, che deve urgentemente costruire il suo futuro che perde tempo a occuparsi quasi esclusivamente del suo passato e che, come se non bastasse, prova a rimuovere l’unica stagione politica in cui ha vinto qualcosa. Tu chiamala se vuoi vocazione minoritaria.
 


 

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Al direttore - Leggo dal sito del Mef: “Il ministero dell’Economia e delle Finanze comunica che nel periodo gennaio-ottobre 2022 le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 416.279 milioni di euro, con un incremento di 38.465 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10,2 per cento)”. Non tutta l’inflazione vien per nuocere?
Maria Attolini

La metterei in modo diverso. Noterei, piuttosto, che se l’Italia, oggi, riesce a trarre benefici dalla lotta all’evasione non è solo perché è aiutata dall’inflazione ma anche perché ha un sistema che grazie alla tecnologia, grazie cioè agli scontrini elettronici e alla fatturazione elettronica, permette allo stato di trasformare con efficienza la lotta all’evasione in un piccolo tesoretto. Ed è incredibile, come ha notato ieri Bankitalia, che quel sistema oggi venga considerato dalla destra nazionalista non un amico delle casse dello stato ma un nemico del popolo italiano. Dice Bankitalia: “C’è evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l’evasione”. Cercasi, sul fisco, un Pos di serietà. Please. 


 

Al direttore - La dolorosa e prematura scomparsa di Bobo Maroni lascia un vuoto incolmabile nel variegato universo autonomista lombardo e non solo. Tutti gli tributavano un’autorevolezza istituzionale inconsueta per un esponente della Lega. Per decenni è stato la vera cinghia di trasmissione tra quello che di fatto era un movimento eversivo nell’alveo democratico e lo stato, nelle sue più svariate articolazioni. Oggi ci sono le condizioni per tentare indegnamente di raccoglierne l’eredità politica in una logica nuova da “liberi tutti!”. Anche per questo credo che si possa facilmente comprendere l’accelerazione che si registra in questi giorni nel dialogo fra buona parte di quel mondo e l’ipotesi di candidatura di un grande movimento civico in Lombardia capitanato da Letizia Moratti. A lei va riconosciuta grande autonomia e l’intelligenza di aver aperto il confronto sulla grande tematica dell’autonomia e del prestigio della regione. “La Lombardia deve ragionare come uno stato! E Milano come una città regione!”.  Con queste parole inequivocabili Letizia Moratti si pone idealmente nel solco dell’insegnamento di Roberto Maroni come nessun altro. Nelle prossime settimane torneremo a interrogarci su quali siano queste prospettive e sono sicuro che uscirà una proposta politica in vista delle regionali di febbraio. Se in questa fase prevalessero il civismo e la spinta a tutelare gli interessi del territorio allora le cose potrebbero assumere un nuovo significato.  Moratti può attrarre elettori che non hanno votato, non ha bisogno di compromessi. Il grande valore della sua candidatura sta nel suo civismo oltre che nel prestigio che porta con sé questo tipo di profilo.  Istituzionale appunto, con grandi relazioni e con una propria storia che parla da sola. Credo che lei debba guardare soprattutto a quei milioni di elettori che oggi non votano più perché non trovano un’offerta politica convincente, piuttosto che ai partiti tradizionali. E in quelli la componente autonomista e indipendentista lombarda ha un peso sostanziale. Moratti oggi ha la forza per arrivare direttamente a quegli elettori senza avere  nessuna necessità di scendere a compromessi con la vecchia politica che potrebbero rivelarsi dannosi.
Gianni Fava

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