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lettere rubate

Le intermittenze del cuore e la forza che muove il mondo in "Flashback" di Cristina Comencini

Annalena Benini

La regista e scrittrice si interroga, ci interroga sull’oscura, luminosissima forza femminile per come le si manifesta davanti non solo nella sua esperienza intima e personale di figlia, madre e nonna, ma anche attraverso personaggi da romanzo che vanno a cercarla mentre vive la sua vita

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La palpitante attesa di un letto in cui prima si ama un uomo e dove poi si appoggia, tra i due, il neonato. Non è un sogno cristiano, assolutamente no. E’ un desiderio umano, laico, culturale e carnale, anche se da lì nasce la segregazione del genere femminile nella Storia.
Cristina Comencini, “Flashback” (Feltrinelli, 265 pp.)

 

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La libertà di oggi, conquistata dalle donne di ieri, passo dopo passo, notte dopo notte, non può essere completa se quel desiderio primitivo, ma carnale e culturale insieme, viene cancellato, nascosto, sottovalutato e disprezzato: il desiderio di un figlio, l’amore per la cura. Uno slancio che scavalca i secoli e le classi sociali, porta turbamento, fatica, frustrazione e esaltazione. Porta avanti il genere umano, anche, ma di questo non viene dato nessun conto. Cristina Comencini si interroga, ci interroga sull’oscura, luminosissima forza femminile per come le si manifesta davanti non solo nella sua esperienza intima e personale di figlia, madre e nonna (ogni donna è tre donne insieme: lei, sua madre e la madre di sua madre) ma anche attraverso personaggi da romanzo (questo è un romanzo) che vanno a cercarla mentre vive la sua vita, le sue crisi, i suoi momenti di passaggio.

 

Il suo corpo resta lì, seduto in auto o altrove, sotto la doccia, sul divano, come in un’interruzione di sé, ma questa interruzione provoca grandi cose, grandi incontri: con la  genealogia femminile, con le sorelle del passato che si sono prese uno spazio a dispetto di tutto, che hanno cercato di esprimere la loro forza e che hanno seguito o interrotto quel desiderio. Una cocotte nella comune di Parigi, una ragazza libera e scatenata nela swinging London, una giovane operaia friulana nell’inverno del 1944, e Sofia, madre russa nella rivoluzione d’Ottobre. Ma anche le loro madri, sorelle, amiche, nemiche. Cristina Comencini viene travolta da questi incontri con una genealogia ideale e si lascia guidare nelle ombre e nelle fatiche di questa forza. C’è il matrimonio di sua madre, anche, ci sono le intermittenze del cuore e della mente.

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Si può semplicemente amare o è il nostro destino quello di combattere con i tormenti? La ragazza friulana avrebbe voluto figli ma non ha fatto in tempo, la madre russa adesso è sola, culla l’ultimo figlio mentre i suoi due uomini si dedicano alle grandi imprese, alla rivoluzione. E Sheila, a Londra, vive  lo scollamento tra i proclami di libertà assoluta e la realtà di un bambino nella pancia, che la espelle subito da quel mondo nuovo e scintillante. Finché la libertà non ammetterà la grandezza della maternità, finché il mondo dei sentimenti non sarà riconosciuto come forza motrice della Storia, allora dovremo contare soltanto sui fili che ci legano le une alle altre.         

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