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E’ ricominciata la scuola, in video chat: sembra quasi la normalità

Annalena Benini

Grazie ai professori eroici, grazie alla scuola, e una velata minaccia ai padri barzellettieri

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Lunedì sono iniziate le video lezioni. Sono iniziate dopo giorni di bivacco e di mio pressoché totale disinteresse al loro bivacco, troppe cose a cui pensare che premono le pareti del cervello, troppo misurarsi la febbre e controllare i bollettini, lavare i pavimenti, togliere le scarpe, urlare di togliere le scarpe, minacciare di bruciare le scarpe, poi necessariamente bruciarle.

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Lunedì sono iniziate le video lezioni. Sono iniziate dopo giorni di bivacco e di mio pressoché totale disinteresse al loro bivacco, troppe cose a cui pensare che premono le pareti del cervello, troppo misurarsi la febbre e controllare i bollettini, lavare i pavimenti, togliere le scarpe, urlare di togliere le scarpe, minacciare di bruciare le scarpe, poi necessariamente bruciarle.

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Non pensavo mai alla scuola, allo studio, alle chat di classe dentro cui i padri millantano conoscenze tecnologiche superiori alle mie e in nome di queste conoscenze propinano barzellette sul coronavirus. Li avevo silenziati tutti. Troppa emergenza fuori e dentro. Momenti di euforia, momenti di dolore, momenti di concentrazione su qualcos’altro per non impazzire. Non avevo idea di che cosa fosse, dentro casa, un’emergenza mondiale. Ora lo so, ora lo sappiamo tutti. Ma lunedì, grazie all’impegno della scuola pubblica e dei professori (e forse anche di questi padri barzellettieri che mi fanno venire una speranza: forse le feste dei bambini saranno vietate per sempre, anche dopo), è praticamente ricominciata la scuola. Ed è stato commovente. Mio figlio ha rivisto i suoi compagni e i professori, nello schermo, li ha visti nelle loro case, in cucina, in camera da letto, di fianco a una scala, con un gatto in braccio, con la mamma dietro che cercava di far funzionare il microfono, con il padre nascosto da qualche parte che cercava il momento buono per raccontare una barzelletta. I ragazzi erano meravigliosi come sempre, e lucenti e allegri, i genitori stravolti e un po' sollevati, i professori decisi a far fruttare questo tempo, a correggere i compiti, a fare meglio che si può, a imparare che cos’è Google Classroom, anche, e a cambiare link a ogni cambio dell’ora.

 

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Un figlio a far scuola in una stanza, una figlia a far scuola nell’altra (e noi adulti in emergenza doppia, senza più iPad e computer per lavorare, senza più un posto dove stare, ridotti a casellanti di link scolastici, e ancora di più in ginocchio davanti al nostro padrone, il wi-fi), ma dietro le porte chiuse ora sento le risate soffocate, i richiami, la terza declinazione, Ulisse e Polifemo, dove siete non vi vedo più, prof è saltata la connessione, allora giovedì interrogo e metto i voti, e arrivederci professoressa, arrivederci ragazzi. Mia figlia gira per casa con i pattini e dice che in matematica non ci capisce niente, mio figlio in francese non sa dire nemmeno merci e si lamenta perché domattina ha lezione alle otto e prima dovrà almeno fare il letto perché sennò nello schermo tutta la classe vedrà il suo sfacelo, e questo adesso mi rassicura. Non è come uscire di casa con lo zaino sulle spalle, non è come fare a botte per gioco con i compagni, non è come andare tutti insieme a pranzo al McDonald’s (sembra incredibile anche solo pronunciarlo, adesso, immaginare quegli assembramenti festosi e sudati di ragazzini che si scambiano le patatine fritte e i morsi di panini), ma è quasi la normalità. E’ quasi la loro vita. E’ una preparazione al rientro, se ci sarà. E poi queste video lezioni sono elettrizzanti: la professoressa di Geostoria ha raccontato che mentre faceva una video lezione a un’altra classe un intruso non della scuola è entrato nella videochiamata e le ha bestemmiato in faccia, e poi è uscito. Pare stia entrando in tutte le video chat scolastiche: premetto che non voglio accusare nessuno e anzi mi sento di escludere che fosse uno di quei padri delle barzellette sul coronavirus, a cui va comunque la mia comprensione perché siamo tutti un po’ fuori di testa, adesso. Ma se continuate a mandare barzellette, storielle e fotomontaggi, vi aspetto fuori dalla chat.

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