Foto LaPresse

La Formula 1 arriva alla Darsena

Paola Bulbarelli

Il primo Gran Premio senza Marchionne arriva fino ai Navigli di Milano, anche se il cuore è a Monza 

Fuori, parola magica a Milano. Fuori è entusiasmante, effervescente, più libero. Si è partiti dal Salone del Mobile e si è arrivati alla Formula 1. Quest’anno c’è pure il “fuori” Gran premio con i Navigli che diventano circuito per il Formula 1 Milan Festival 2018. Con i piloti Ferrari Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen e i piloti Sauber Marcus Ericsson e Charles Leclerc a incontrare il pubblico tra gli scenari della movida meneghina. “La competizione automobilistica è nel dna di questa bellissima città – spiega Sean Bratches, managing director della parte commerciale del gran circo Formula 1 – e non sappiamo pensare a un modo migliore per celebrare questo fatto se non portando questi team sulle strade di Milano”. Che è una novità, o una annessione al concetto vincente del ”fuori” milanese del tradizionale weekend monzese, quello del Gran Premio, che è sempre stata del resto una festa allargata, per la città brianzola invasa dai fan di tutto il mondo ma anche con la bella società del capoluogo (a organizzare è l’Automobile Club di Milano) a mettersi in pista. “E’ un avvenimento che stimola un’antica passione, quella dei motori – commenta Fabrizio Sala, vicepresidente di Regione Lombardia da sempre paladino del circuito di Monza – che crea un indotto non solo di turisti a livello internazionale. Ma è anche la conferma di un brand italiano che abbiamo rischiato di perdere. Ma la Lombardia ha già confermato il suo appoggio per il rinnovo del contratto con Aci Italia e Liberty Media che si aggira sui 25 milioni di dollari, un prezzo molto. Monza vorrebbe portare in dote non solo la questione economica ma soprattutto quella storica: l’Italia ha bisogna della Formula 1 nella stessa misura in cui la Formula 1 ha bisogno di Monza”.

  

Ma il rombo dei motori si sente fino a qui. Ivan Capelli, ex pilota di Formula 1 e presidente dell’Aci Milano fino a qualche mese fa, racconta la sua esperienza e una passione made in Italy: “Il Gp d’Italia è Monza, ed è il Gp della Ferrari, della Toro Rosso e di tutti gli italiani. E’ un Gp che ha un effetto particolare su tutto il circus perché significa arrivare nel tempio della velocità, in un posto magico dove il tracciato è costruito all’interno del parco più grande d’Europa”. Monza è speciale in tutti i sensi da sempre. Fu proprio qui che due anni fa Sergio Marchionne lanciò la sfida alla Mercedes annunciando una vera rivoluzione in Ferrari. E quest’anno sarà il primo Gran Premio senza Marchionne. “Si raccolgono ora i frutti di un cammino che avrebbe dovuto dare soddisfazioni già l’anno scorso. Senza dubbio Marchionne ha dato degli input andando controcorrente. In passato la Ferrari aveva ceduto chiamando ingegneri stranieri, Marchionne ha cambiato tutto dando fiducia a ingegneri e ragazzi italiani che sono cresciuti all’interno della Ferrari e se un anno e mezzo fa certe sue affermazioni avevano fatto sorridere pensando che fosse la scelta sbagliata, oggi bisogna ricredersi: Marchionne aveva visto quello che nessun altro era riuscito a capire”. Della stessa opinione Gian Carlo Minardi, in mezzo ai motori dalla nascita, famiglia concessionaria Fiat dal 1927 al 1999, pilota di corse in salita e poi costruttore d’auto. “Il grande cambiamento di organizzazione di Marchionne, privilegiando gli italiani e tornando a mettere in moto quello che la Ferrari ha sempre avuto all’interno della sua struttura, è stato fondamentale”. Dicono che quando parlava di Ferrari gli si illuminavano gli occhi. “Sarà una grande mancanza – dice Andrea Dell’Orto, terza generazione della Dell’Orto, chairman di Dell’Orto India Pvt. Ltd, fornitore di Fca, presidente dell’Autodromo di Monza dal 2014 al 2016 – Marchionne ha rilanciato Fca e la Ferrari ma la scelta di Louis Camilleri, nuovo ad di Ferrari, che era molto legato a Marchionne, è in continuità.

   

Dell’Orto, ha vissuto con Marchionne anche i momenti non facili del rinnovo del contratto della Formula 1 con l’Autodromo di Monza. “Si spese con Ecclestone a favore di Monza ma penso che sia Camilleri che Arrivabene non esiteranno a farlo se dovesse servire nel prossimo rinnovo che dovrebbe avvenire nel 2020. E’ un problema anche degli altri circuiti che sono in crisi per i costi troppo alti. La Germania non riesce a confermare la gara. Serve una ristrutturazione generale e un ridimensionamento”. Se a Monza vincerà la Ferrari, facile non ci sia nessun tributo a Marchionne, così come è accaduto a Spa. Come dice un esperto come Benny Casadei Lucchi: “Non è stata ingratitudine, Marchionne avrebbe voluto così”. Ma se la Formula 1 rimarrà a Monza, rimarrà italiana, sapete a chi mandare un grazie.

Di più su questi argomenti: