Foto Ansa

GranMilano

L'emergenza sempre più ingestibile degli stranieri non accompagnati. Help!

Cristina Giudici

Il dramma vissuto ogni giorno dagli operatori comunali a causa di un sistema di collocamento saturo che non riesce a trovare una sistemazione idonea ai nuovi arrivati

Non c’è solo la “sicurezza” di cui ha parlato ieri il ministro Piantedosi, giunto in città. Ci sono emergenze che si chiamano “non messa in sicurezza” di tante persone. Ad esempio, per  vedere il flusso costante dei minori stranieri non accompagnati che mette sotto pressione il sistema di accoglienza milanese, come non accadeva da tempo, bisogna venire in viale Sarca 245 dove si trova il Centro Servizi MSNA del Comune: un piccolo centro di pronto intervento gestito da una cooperativa dove ci sono circa 45 minori, per lo più maghrebini, che attendono di trovare una collocazione “idonea” che però non si trova perché da mesi il sistema “è saturo”.

 

Sono questi i termini, eufemistici, che vengono ripetuti dagli operatori nel giardino di una ex scuola dove si fanno i colloqui con i minori stranieri non accompagnati all’interno di due tende messe a disposizione dalla Protezione civile. Un’immagine desolante, che spiega bene fino a che punto si sia spinto il collasso del sistema di accoglienza per minori che arrivano qui, 20-25 ogni giorno, per trovare un posto dove stare e dove, di solito, vengono messi in una lista di attesa che diventa sempre più lunga. “Ma perché sei ancora qui?”, chiede un’educatrice a un ragazzo che replica: “A Trieste non ci torno più, voglio stare a Milano”. Due frasi che spiegano in sintesi l’emergenza già raccontata da GranMilano nell’ottobre scorso, quando l’assessore comunale al Welfare, Lamberto Bertolè, affermava: “La gestione dei minori stranieri non accompagnati ha bisogno di una profonda revisione, con l’introduzione di una regia nazionale che non scarichi tutte le responsabilità sui comuni e che si faccia carico di costruire un meccanismo di redistribuzione equo”. Sono passati sei mesi e da allora la situazione si è aggravata al punto che l’assessorato al Welfare ha ipotizzato, con il tribunale dei minorenni e la prefettura, di ricorrere all’affido omoculturale, cioè presso famiglie della stessa nazionalità, attraverso l’interlocuzione con i consolati dei Paesi di provenienza dei minori stranieri non accompagnati. Nella speranza di trovare soluzioni esterne al sistema “saturo” che colloca i minorenni in centri per adulti, nei dormitori per i senza dimora dove non c’è più posto per nessuno e insomma a fare da agenzia di collocamento perché è difficile pensare che si possa avviare un percorso di integrazione con il 10% dei minori stranieri in Lombardia (2.714 su 19.640). “Oggi ho ricevuto già 9 richieste per minorenni che si sono spostati nei comuni della città metropolitana, ma il primo posto libero lo avrò a novembre”, ci spiega Diego Moretti che si occupa di minori stranieri e profughi arrivati dall’Ucraina per l’associazione Amici dei Bambini, Ai.Bi. Secondo i dati dell’assessorato al Welfare, i minori stranieri presi in carico dal Comune di Milano sarebbero 1.300 di cui il 30 per cento collocati fuori dalla città o in altre Regioni, ma probabilmente si tratta di una cifra sottostimata, considerato che ogni giorno al tendone-sportello comunale di viale Sarca sono sempre più numerosi quelli che si presentano spontaneamente. 

 

E cosa si fa con quelli che invece non si presentano? (In questi giorni diversi minori hanno chiesto aiuto all’associazione Rete Milano). Guai a dire che restano per strada, perché per legge tutti i minorenni stranieri vanno accolti, per carità; ma poi è questo quello che accade per tanti che vengono messi in lista di attesa e/o vagano per la città. “Bisogna avere il coraggio di dire che il sistema di accoglienza è al collasso e alzare la voce per chiedere al governo di trovare una soluzione perché i minori che finiscono nella lista di attesa o non vengono intercettati, restano per strada”, spiega deciso don Giovanni Salatino, sacerdote che gestisce l’oratorio della parrocchia della Resurrezione di Quarto Oggiaro. Che la situazione sia ormai drammatica, lo si capisce dalla eccessiva cautela che adottano quasi tutti gli operatori interpellati dal Foglio, ma anche dalle storie che ci raccontano ogni giorno i volontari delle associazioni che ricevono le richieste di aiuto da parte di minorenni e cercano con le proprie forze di sopperire alle difficoltà delle istituzioni che non sanno come affrontare il flusso crescente di arrivi sia dal Mediterraneo sia dalla rotta balcanica.

Di più su questi argomenti: