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gran milano

Autunno con Kafka. Quando Franz e Max giunsero in via San Pietro all'Orto, nel 1911, non c'era il ristorante…

Sergio Garufi

I due scrittori di Praga, all'epoca trentenni, si trovavano a Milano per una breve vacanza e si recarono all'indirizzo dove oggi risiede il celebre "A Santa Lucia", vera e propria istituzione meneghina. Ma allora, al posto de locale, c'era il bordello più famoso della città

Il ristorante A Santa Lucia è un’istituzione meneghina che conoscono tutti. Si trova in via San Pietro all’Orto, a due passi dal Duomo, e resta aperto fino a tardi per il classico dopoteatro. Pur non essendo costoso vanta una clientela di riguardo, e infatti le pareti sono gremite di foto di celebrities con dedica. Ci mangiai con Jorge Luis Borges nell’autunno del 1984, dopo una sua burrascosa conferenza all’Università Statale, ma in quell’occasione non lo fotografò nessuno.

 

 

 In verità quell’angolo di Milano era rinomato da ben prima che vi si installasse il ristorante A Santa Lucia. Infatti, nel 1911, un altro grande scrittore del Novecento volle visitarlo in compagnia del suo migliore amico. La coppia era formata da due giovani praghesi di quasi trent’anni, Franz Kafka e Max Brod, che si trovavano a Milano per una breve vacanza provenienti dalla Svizzera. Erano i primi di settembre e la città era ancora stordita dall’afa. L’Osservatorio di Brera registrò massime di 35 gradi. Franz e Max giunsero in treno alla stazione e vagarono a piedi nella canicola finché presero alloggio in un albergo lussuoso dalle parti dell’odierna piazza Diaz, il Grand Hotel Metropole, poco tempo dopo demolito come tutto il malfamato quartiere del Bottonuto, caro alla bohème. Poi visitarono il Duomo e la Galleria, dove si sedettero in un bar per bere qualcosa di fresco. I loro diari registrano le diverse impressioni, riportate in parallelo. Franz predilige l’osservazione dei volti e dei gesti, il rapporto fra le persone e le architetture imponenti, l’ipnotico orbitare del tram intorno al monumento equestre di Vittorio Emanuele II, mentre Max è distratto e insofferente, teme di contrarre il colera, di cui aveva letto sui giornali svizzeri, e smania per andarsene al più presto. Di sera entrarono al teatro Fossati, al principio di corso Garibaldi, ma non apprezzarono la rappresentazione dialettale in programma, per loro incomprensibile, così alla fine approdarono in via San Pietro all’Orto 3, proprio dove oggi si trova il ristorante A Santa Lucia.

A quel tempo via San Pietro all’Orto 3 era l’indirizzo del più famoso bordello milanese, Al vero Eden, frequentato da nobili e alto borghesi. Per un giovane viaggiatore dell’epoca andare a puttane in trasferta era un must, un modo per conoscere meglio il luogo che stava visitando. Ma l’atmosfera fredda e asettica del casino, unita all’aria annoiata delle prostitute, li indispose. Si aspettavano qualche sorriso, dei balli, un po’ di stuzzichini per i clienti in attesa, e invece incontrarono solo musi lunghi e sguardi calcolatori. Presto Franz convinse Max ad andarsene senza consumare; con un dietro front simile a quello del finale dell’Educazione sentimentale di Flaubert, il romanzo preferito di Kafka.
Nel 1958 quel mondo scomparve all’improvviso. Sull’esempio della Francia e di altri paesi venne emanata la legge Merlin, dal nome della senatrice socialista che vietò le case di tolleranza e introdusse i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Anche Al vero Eden chiuse e al suo posto aprì il ristorante A Santa Lucia, con altri tipi di consumazione e lunghissimo successo.

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