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Gran Milano

Tra patrimoni di famiglia e NFT, Banca Ponti si dà all’arte

Paola Bulbarelli

Lo storico istituto meneghino, nato nel 1871, ha sempre coniugato il caratteristico stile fatto di riservatezza ed affidabilità nella relazione con l’offerta di servizi finanziari innovativi

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L’orgoglio di quelle vetrine con le tende bianche ricamate a mano e la scritta “Banca Cesare Ponti” è finito in una foto pubblicata sul New York Times. “Un articolo che parlava di Milano e piazza Duomo, a conferma che siamo una parte fondante di questa città”, racconta Maurizio Zancanaro, amministratore delegato della storica banca meneghina nata nel 1871, fondata da Cesare Ponti, industriale tessile, che ebbe l’intuizione di fornire un servizio di cambio-valuta su una piazza finanziaria, Milano, che si candidava ad essere la capitale economica del paese nascente, aperta agli scambi con l’estero e agli investimenti internazionali. E che diventerà vera banca nel 1906. “E’ una banca con una tradizione di 150 anni che vive e si fonde nel territorio da tantissimo tempo e che attraverso Banca Carige, diventerà il terzo gruppo bancario italiano”.

Banca Cesare Ponti si è sviluppata ed è cresciuta insieme alla borghesia milanese di cui è diventata, e lo è ancora oggi, un salotto finanziario. L’apertura al futuro, la capacità di interpretare potenzialità ed esigenze dei propri clienti, l’hanno portata nei decenni a coniugare il caratteristico stile fatto di riservatezza ed affidabilità nella relazione con l’offerta di servizi finanziari innovativi che consentano alla clientela di cogliere opportunità d’investimento e si è specializzata nel private banking che offre, tra gli altri, anche un servizio dedicato di art consulting. Un recente esempio è l’ingresso della Banca tra il ristretto novero degli emittenti italiani di “certificate” avvenuto nel novembre 2021. 


Anche l’attenzione all’arte e alla cultura rientra nel Dna della banca, che vede nella creatività e nella bellezza due leve potenti per dialogare con la comunità e favorire la circolazione delle idee e lo sviluppo. Per questo, e per celebrare la sua storia, dal 7 maggio fino al 28 ottobre, nella grande sala rivestita di boiserie di legno scuro è stata allestita la mostra “Numerismi” di Adriano Attus, artista e direttore creativo del Sole 24 Ore. L’esposizione, a cura di Rosa Cascone, con il patrocinio del Comune di Milano, è un progetto inedito che nasce dalla stretta relazione fra la tradizione e l’identità della banca e il linguaggio contemporaneo e numerico dell’artista. Una ventina di opere appositamente create tra cui la serie “Planetario Numerico”, in formato cartaceo e digitale Nft, fruibile su schermi. Non è la prima mostra organizzata nella banca, altre di arte moderna hanno occupato le pareti, ma questa dà il là all’arte contemporanea, e ne seguiranno altre.

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“Abbiamo creduto subito nell’arte, componente importante del patrimonio di molti nostri clienti ed è una commodity che ha una rilevanza sempre maggiore. Guardiamo con molta attenzione a questo mondo anche sotto il profilo finanziario e valutiamo l’opportunità di offrire prodotti dedicati“. E continua. “Ci siamo resi conto che dato 100 il patrimonio di un cliente, 30 sono opere d’arte che hanno in cantina, quindi la necessità di una rivalutazione delle cose lasciate e quasi dimenticate”. Tanto che “i clienti amano portarci in visione le opere”. Diventa così un beneficio comune: mettendole a disposizione, tutti possono vederle. “Se le tieni nascoste in casa rubi qualcosa al patrimonio umano. I milanesi sono grandi collezionisti e non se ne ha l’idea di quello che hanno in casa”. Per questo il discorso è aperto su tutti i fronti. “Dobbiamo credere nell’arte sia per fare il nostro lavoro che per fidelizzare il cliente e pure quello di far periziare le opere scoprendo cose fantastiche”. Ma non c’è solo l’arte, non solo quadri. Si va verso una sempre maggiore caratterizzazione: “Andremo senz’altro avanti a organizzare mostre, incontri, eventi per i clienti”. L’anno scorso è stata esposta una importante collezione privata, opere della collezione privata della famiglia Rotelli, proprietaria del Gruppo San Donato. “Qui sono più valorizzate che a casa”, ci hanno detto. Tra le tante idee future anche quella di sfruttare l’adiacente piazza dei Mercanti. “Una delle piazze più belle del mondo, insieme al comune dovremo trovare il modo di dialogarci”.

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