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GranMilano

Milano bevuta. La città si è trasformata nella capitale della mala-movida

Daniele Bonecchi

Non più "Milano da bere", come si diceva durante la Prima repubblica. Tra accoltellamenti, pistolettate e risse, dopo il lockdown gli esercenti di bar e locali corrono ai ripari

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Non è un campo di battaglia la Milano da bere formato movida 2021, ma quasi. Niente splendori da Prima Repubblica, ma superlavoro per gli agenti del Pronto intervento che il venerdì e sabato sera fanno gli straordinari per “tamponare” accoltellamenti, pistolettate, risse e choc di varia natura, tra l’etilico e gli stupefacenti. Milano dopo il lockdown si è trasformata nella capitale della mala-movida. E allora “anche le imprese (bar, discoteche, ristoranti ndr) devono farsi carico dei problemi che si affacciano: dalle molestie al degrado urbano, fino all’eccesso nell’uso dell’alcol. Si chiama responsabilità sociale d’impresa”, spiega Lino Stoppani patron della categoria che associa gli esercizi pubblici. Lo scorso settembre, in pompa magna, è stato firmato in prefettura l’ennesimo protocollo “per la promozione di azioni a favore dei più giovani negli ambiti della movida”. Le finalità sono “la promozione di una cultura del divertimento sano, che si distingue dall’abuso di alcol e dal consumo di sostanze stupefacenti, anche grazie a una attivazione di crescente protagonismo dei giovani nella animazione di luoghi e stili di divertimento creativi, con l’impegno degli esercizi per l’impiego di addetti di vigilanza sussidiaria con idonea qualificazione con compiti di osservazione, prevenzione, dissuasione ed eventuale segnalazione alle Forze dell’ordine.

Fermo restando che a tali figure non è attribuibile alcuna azione di intervento diretto”. In soldoni, ha spiegato Beppe Sala, saranno “osservate speciali” tutte le zone della movida, da via Lecco a via Melzo, dove sarà vietato l’asporto di alcol dopo la mezzanotte come già accade in corso Garibaldi. “Fumisteria”, commenta il titolare di una birreria in zona Brera: “Lo sanno anche gli asini che in città girano centinaia di venditori abusivi di bevande alcoliche, che si sommano ai market aperti 24 ore”. La situazione è difficile, e non sembra essere perfettamente nelle mani del Comune, al punto che gli esercenti, con Fipe-Confcommercio, hanno deciso di correre ai ripari promuovendo l’iniziativa “Bevi Responsabile”. Basta scorrere le cronache degli ultimi mesi. In Darsena, al Ticinese, spesso si fronteggiano bande di ragazzini pronti a massacrarsi di botte dopo aver bevuto a dismisura. Poi ci sono corso Como, corso Garibaldi, Brera, nuova zona rossa per la guerra notturna. Le pagine milanesi del lunedì sono tempestate di storie così. Per mettere un argine all’abuso di alcol, in particolare tra i giovani, la Federazione italiana dei pubblici esercizi e l’Associazione nazionale magistrati hanno messo mano al progetto “Bevi Responsabile”, puntando sull’intesa tra associazioni, istituzioni ed imprese per promuovere una maggiore consapevolezza e buone pratiche sul territorio.

I dati sono impietosi: secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio su giovani e alcol a Milano, i ragazzi tra i 20 e i 29 anni sono la fascia principale degli avventori nei locali notturni, con una capacità di spesa media tra i 10 e 20 euro a serata per l’acquisto di cocktail o super alcolici. Le regole non bastano per ottenere i comportamenti corretti: il 30 per cento di questo campione ritiene inutili e aggirabili le ordinanze proibizioniste, solo il 30 per cento le ritiene giuste ed efficaci. Per non parlare delle feste “spontanee” organizzate all’aperto o negli spazi abbandonati. “Formazione e informazione – sottolinea il presidente di Fipe Confcommercio, Lino Stoppani – sono i binari su cui si deve muovere una cultura del divertimento sano. Promuovere azioni coordinate che remino nella direzione della responsabilità, della legalità e della consapevolezza contribuisce a rafforzare chi lavora nelle regole e il lavoro delle istituzioni che le devono fare rispettare. Il rischio se non ci muoviamo in modo responsabile è di avere delle ordinanze punitive, come ha fatto il Comune in corso Garibaldi penalizzando le attività”. Non è tutta ripartenza la Milano che luccica.

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