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GranMilano

Tutta la città riparte. Ma meno assembrata, un terzo resta smart

Daniele Bonecchi

Ci si appresta a abbandonare lo smart working. Solo in parte: i datori di lavoro vogliono ripartire, ma l'andamento della pandemia è ancora incerto. Le aziende big tech dettano tempi e modi

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E’ stato amore a prima vista. Ora rischia di esaurire la propria capacità innovativa, quasi a dimenticare il lato immaginifico di questi anni di sofferenza pandemica. Lo smart working era stato salutato come il toccasana dei diritti per il mondo dei colletti bianchi, soprattutto per le madri lavoratrici. Alzi la mano chi non ha visto l’alba di un nuovo modello di sviluppo by Covid-19. Ora, mentre a Palazzo Chigi la cabina di regia langue, il comune di Milano ha firmato un protocollo in prefettura sui nuovi tempi della città. Ma sembra un gesto simbolico nella metropoli che, con le fiere, ha ripreso a marciare a pieno ritmo e che da lunedì prossimo, con le scuole e il ritorno, già evidente a occhio nudo, negli uffici (e nella Pa) tornerà ad affollamenti quasi normali: “Noi spiega Beppe Salaraccomandiamo alle aziende di aprire gli uffici quanto più possibile alle 9.30, mentre la manifattura può aprire prima alle 8”. “Raccomandiamo uno smart working di almeno il 50 per cento” ha continuato il primo cittadino, sottolineando: “Raccomandiamo inoltre che le lezioni universitarie inizino alle 10 e gli alunni facciano ingresso a scuola per il 70 per cento entro le 8 e il restante 30 per cento dopo le 9.30”. L’angoscia di dover usare il green pass su bus e metrò è stata dissolta dal ministro dei Trasporti Enrico Giannini: non si può imporre “semplicemente perché su piano organizzativo non sarebbe gestibile”. 

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E’ stato amore a prima vista. Ora rischia di esaurire la propria capacità innovativa, quasi a dimenticare il lato immaginifico di questi anni di sofferenza pandemica. Lo smart working era stato salutato come il toccasana dei diritti per il mondo dei colletti bianchi, soprattutto per le madri lavoratrici. Alzi la mano chi non ha visto l’alba di un nuovo modello di sviluppo by Covid-19. Ora, mentre a Palazzo Chigi la cabina di regia langue, il comune di Milano ha firmato un protocollo in prefettura sui nuovi tempi della città. Ma sembra un gesto simbolico nella metropoli che, con le fiere, ha ripreso a marciare a pieno ritmo e che da lunedì prossimo, con le scuole e il ritorno, già evidente a occhio nudo, negli uffici (e nella Pa) tornerà ad affollamenti quasi normali: “Noi spiega Beppe Salaraccomandiamo alle aziende di aprire gli uffici quanto più possibile alle 9.30, mentre la manifattura può aprire prima alle 8”. “Raccomandiamo uno smart working di almeno il 50 per cento” ha continuato il primo cittadino, sottolineando: “Raccomandiamo inoltre che le lezioni universitarie inizino alle 10 e gli alunni facciano ingresso a scuola per il 70 per cento entro le 8 e il restante 30 per cento dopo le 9.30”. L’angoscia di dover usare il green pass su bus e metrò è stata dissolta dal ministro dei Trasporti Enrico Giannini: non si può imporre “semplicemente perché su piano organizzativo non sarebbe gestibile”. 

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Nelle aziende tira un’altra aria. Sul balletto del green pass Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e imprenditore, sceglie come sempre la strada pragmatica: “Bisogna avere la capacità di lavorare insieme sindacati e imprese, non possiamo sempre delegare ad altri”, dice. “Sul green pass bisogna fare quello che abbiamo fatto noi, qui in Lombardia a primavera. Coi sindacati abbiamo trovato una soluzione. Nel frattempo dobbiamo mettere in sicurezza i posti di lavoro. Abbiamo il green pass e dobbiamo spingere aziende e lavoratori a utilizzarlo al meglio. L’ho proposto ai sindacati regionali e spero d’incontrarli presto, creiamo le condizioni perché le imprese colgano la ripresa”. Sui vaccini Bonometti non ha dubbi: “Il vaccino è l’unica soluzione, bisogna capirlo”. Milano è la capitale del terziario dove lo smart working ha fatto proseliti, anche nella Pa, anche se ora il ministro Renato Brunetta preme per il ritorno in presenza. Tuttavia, lo smart working resterà per una quota. Appunto, il 15 per cento. Ma dovrà essere migliorato. Soprattutto nel settore pubblico.

 

E il privato? “Teniamo d’occhio la situazione – spiega Giacomo Piantoni, direttore risorse umane del gruppo Nestlè Italia – però con un approccio prudente. Per capire bene come si evolve la pandemia. Nella nostra sede di Assago abitualmente erano presenti 1.300 persone, adesso è rimasto il 25 per cento. Da una decina di anni eravamo già attrezzati al lavoro da remoto (7 ore su 100), con la pandemia siamo arrivati al 100 per cento. A regime, nei prossimi mesi, pensiamo di arrivare a una formula che abbiamo chiamato FAB working: flessibile, adattabile, bilanciato”. Molto vicina ad un 50 per cento in smart working. “Ma molti ci chiedono anche la presenza in ufficio, per scambiare la conoscenza dei problemi. Un modello non sostenibile nel lungo periodo se estremizzato. Un aspetto essenziale è l’adattabilità della formula, seguendo l’evoluzione della tecnologia e dei problemi. Nei prossimi mesi andremo aumentando il numero dei dipendenti presenti in ufficio”.

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Anche i colossi del web si stanno adeguando. A fine agosto il ceo di Google, Sundar Pichai, ha inviato una email alle centinaia di dipendenti di Google al lavoro in Italia e a Milano, dando la linea: “Dato che le condizioni in tutto il mondo sono ancora molto variabili, volevo condividere come stiamo pianificando di affrontare i prossimi mesi: innanzitutto, poiché gli uffici continuano a riaprire, speriamo di vedere più team riunirsi ove possibile, che si tratti di riunioni regolari del team, sessioni di brainstorming attorno a una lavagna o social network all’aperto… Estenderemo la nostra politica globale di rimpatrio volontario in ufficio fino al 10 gennaio 2022 per offrire più flessibilità e scelta ai googler man mano che ritorneranno”. Come dire, si va avanti da casa, e “la strada da percorrere potrebbe essere un po’ più lunga e accidentata di quanto sperassimo”. Gli osservatori del mondo del lavoro concordano: il modello della grande multinazionale americana sarà seguito dalla maggior parte delle grandi aziende da colletti bianchi. Le più dinamiche si stanno orientando a un modello flessibile 3/5 tra smart e office. Insomma gli assembramenti dell’ora di punta dovrebbero, in futuro, essere meno assembrati anche senza il timing del comune. 

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