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Sala e l’altro. Cercasi sindaco della ricostruzione (ad Arcore?)

Fabio Massa

L'attuale primo cittadino si ricandida, ma la sua poltrona è contendibile. Il metodo del centrodestra non sono le primarie, tra “Mister X” e le schermaglie dei tre leader

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L’ ultima ipotesi l’ha lanciata il romano Messaggero – operazione di fantasia? Tutti dicono di sì, ma chissà: certo è una sarebbe magnifica fantapolitica, roba da ritorno al futuro – ed è la candidatura di Silvio Berlusconi a sindaco della “sua” Milano per sfidare Beppe Sala. Che non ha ancora dato ufficialità, ma le sue iniziative delle ultime settimane, a partire dai “sette incontri su sette temi” con la città da lui lanciati, ha deciso di correre. Beppe Sala, probabilmente, ringrazierebbe per la discesa in campo del Cavaliere. Anche se fino a un certo punto perché il vecchio Silvio è sempre il vecchio Silvio. Certo, in una campagna lampo conta la popolarità, e Berlusconi ne ha altrettanta e più di Sala, che comunque in fatto di riconoscibilità del marchio non scherza. Ma il leone di Arcore è una lenza lunga, e forse si ricorda anche di Prezzolini, opportunamente rimasticato: “La maggior parte degli errori gli uomini li commettono non tanto per interesse quanto per vanità”. E c’è poca possibilità che Silvio, che pure si piace e piace, voglia chiudere la carriera politica se va male con una sconfitta, e se va bene con una vittoria che si porta dietro cinque anni di lavoro in una città piegata dal Covid.

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L’ ultima ipotesi l’ha lanciata il romano Messaggero – operazione di fantasia? Tutti dicono di sì, ma chissà: certo è una sarebbe magnifica fantapolitica, roba da ritorno al futuro – ed è la candidatura di Silvio Berlusconi a sindaco della “sua” Milano per sfidare Beppe Sala. Che non ha ancora dato ufficialità, ma le sue iniziative delle ultime settimane, a partire dai “sette incontri su sette temi” con la città da lui lanciati, ha deciso di correre. Beppe Sala, probabilmente, ringrazierebbe per la discesa in campo del Cavaliere. Anche se fino a un certo punto perché il vecchio Silvio è sempre il vecchio Silvio. Certo, in una campagna lampo conta la popolarità, e Berlusconi ne ha altrettanta e più di Sala, che comunque in fatto di riconoscibilità del marchio non scherza. Ma il leone di Arcore è una lenza lunga, e forse si ricorda anche di Prezzolini, opportunamente rimasticato: “La maggior parte degli errori gli uomini li commettono non tanto per interesse quanto per vanità”. E c’è poca possibilità che Silvio, che pure si piace e piace, voglia chiudere la carriera politica se va male con una sconfitta, e se va bene con una vittoria che si porta dietro cinque anni di lavoro in una città piegata dal Covid.

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Quel che è certo, chiusa la pratica a sinistra, dove l’unico problema sarà allestire candidature e liste d’appoggio, è che il nome del candidati sindaco del centrodestra passerà anche da Arcore. E non dalle primarie, come ha incautamente scritto qualcuno: su questa cosa sono tutti d’accordo, tranne Fratelli d’Italia, che pure pare averla detta così per dire. “Fortunatamente il presidente Berlusconi è molto attento al tema delle elezioni. Non solo a Milano, ma a Milano in particolare, poiché è un tema nazionale e Berlusconi è leader del centrodestra”, scandisce al Foglio Massimiliano Salini, il coordinatore regionale di Forza Italia. Le primarie? Impossibili. “Non c’è particolare interesse a fare le primarie, né da parte della Lega, né da parte nostra. Solo Fratelli d’Italia ha espresso un gradimento in questo senso. E’ anche certo che il candidato sindaco non lo decide Salvini, come ha cercato di far passare lui pubblicamente. E vorrei anche dire che il leader del centrodestra non è Salvini, come si è firmato. Non è il mio leader, perché un leader non lo si fa solo in modo quantitativo, prepotente. Il leader per me deve avere due requisiti: non proclamarsi leader e non aver mai governato con gente come il Movimento cinque stelle”, spiega Salini. E’ duro, il coordinatore regionale azzurro.

 

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Ma Stefano Bolognini, il suo omologo leghista a livello comunale, non se la prende a male. Anzi. “Entro ottobre avremo il candidato, perché sarebbe stupido non approfittare del vantaggio di prima mossa. Sono contento di sentire le parole di Salini perché confermano l’intesa piena tra Forza Italia e Lega. Le primarie non sono ipotizzabili, per tutta una serie di motivi tra cui il Covid. Ma noi faremo le primarie della gente e delle idee, iniziando il percorso d’ascolto. Sabato ci sarà un gazebo o più in ogni municipio”. Ma non sarà che poi alla fine il “Mister X” più volte annunciato non c’è, si è perso nel percorso? “C’è, c’è – rassicura Bolognini – Anzi, dico di più: c’è voglia di partecipazione da parte della società civile, e quindi non sarà una espressione politica, o comunque solo politica, il nostro candidato. Il centrodestra è unito su questo”. Effettivamente anche Salini conferma: “Forza Italia da sempre è più capace di pescare nella società civile. Sono convinto che se facessimo – e non le facciamo – le primarie, vinceremmo noi. Non è che Gabriele Albertini e Letizia Moratti sono usciti fuori per caso. Sono usciti da Arcore, e anche questa volta sarà così”.

 

E in effetti, il Cavaliere nel mondo imprenditoriale e delle professioni di Milano ha a disposizione un bouquet corposo e variegato da sfogliare. Bolognini però sfuma: “Il candidato deve piacere a Silvio Berlusconi, deve piacere a Matteo Salvini e deve piacere a Giorgia Meloni. Solo a queste condizioni troveremo l’energia per vincere. Mister X c’è, e ci sono anche persone che si stanno avvicinando, offrendo la loro disponibilità. Non è vero che nessuno si vuole candidare contro Beppe Sala. Anzi, sono in molti”. Insomma, pare proprio che Berlusconi, Salvini e Meloni avranno possibilità di scegliere, al di fuori dei rispettivi partiti. Perché Sala è forte (poi dipenderà da quale spinta saprà o vorrà dargli il centrosinistra unito), ma la sua poltrona è contendibile. Del resto era risultata contendibile, cinque anni fa, anche per Stefano Parisi, che perse non di molto contro l’allora Mister Expo al culmine della popolarità. Poi venne in Covid, e il suo “modello Milano” è andato in crisi. Ora Sala dovrà provare a essere “il sindaco della ricostruzione”. Ma anche il centrodestra lo sa: qualunque nome uscirà dai conciliaboli tra i tre leader, dovrà essere un sindaco in grado di rappresentare la ricostruzione.

 

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