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GranMilano

Dal biogas all’idrogeno (A2A e Snam) c’è da pensare anche all’energia

Daniele Bonecchi

Secondo Fise Assoambiente servono 10 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni per raggiungere gli obiettivi della Circular economy nella gestione dei rifiuti. Fondamentali saranno le risorse del Recovery Fund. Intanto, le aziende A2A e Snam hanno scelto di collaborare per sviluppare l’impiego dell’idrogeno

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Per capire il significato dell’economia circolare si può prendere a prestito la storia di re Mida, che trasformava tutto ciò che toccava in oro. Ma forse la storia recente dell’economia circolare è meno prosaica e più “miracolosa”, perché trasforma in oro nero gli escrementi e i rifiuti organici. L’energia è la madre di tutte le battaglie, la più difficile ed importante dell’economia degli anni a venire. GranMilano ne ha già parlato, raccontando la storia di Core spa, il vecchio inceneritore di Sesto San Giovanni che diventerà un moderno impianto per il trattamento dei fanghi e la loro trasformazione in biogas. Ma serve un salto di quantità per garantire l’energia necessaria a far marciare l’economia. Secondo lo studio di Fise Assoambiente, l’associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, servono 10 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni per raggiungere gli obiettivi della Circular economy nella gestione dei rifiuti. Ma negli ultimi 18 mesi nel nostro paese è aumentata la produzione di rifiuti, sono diminuiti gli impianti, sono cresciuti l’export e la movimentazione fuori regione.

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Per capire il significato dell’economia circolare si può prendere a prestito la storia di re Mida, che trasformava tutto ciò che toccava in oro. Ma forse la storia recente dell’economia circolare è meno prosaica e più “miracolosa”, perché trasforma in oro nero gli escrementi e i rifiuti organici. L’energia è la madre di tutte le battaglie, la più difficile ed importante dell’economia degli anni a venire. GranMilano ne ha già parlato, raccontando la storia di Core spa, il vecchio inceneritore di Sesto San Giovanni che diventerà un moderno impianto per il trattamento dei fanghi e la loro trasformazione in biogas. Ma serve un salto di quantità per garantire l’energia necessaria a far marciare l’economia. Secondo lo studio di Fise Assoambiente, l’associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, servono 10 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni per raggiungere gli obiettivi della Circular economy nella gestione dei rifiuti. Ma negli ultimi 18 mesi nel nostro paese è aumentata la produzione di rifiuti, sono diminuiti gli impianti, sono cresciuti l’export e la movimentazione fuori regione.

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Per cogliere la sfida europea della Circular economy (lo ricordiamo obiettivi al 65 per cento di riciclo e 10 per cento in discarica al 2035 per i rifiuti urbani) occorrerà aumentare di molto la raccolta differenziata (almeno all’80 per cento) e la capacità di riciclo, innalzando al 25 per cento la valorizzazione energetica dei rifiuti. Sempre secondo lo studio, “nulla è stato fatto, sottolinea il rapporto, sul fronte dell’elaborazione di una strategia nazionale sui rifiuti, né per colmare la carenza impiantistica attraverso un piano di investimenti straordinari, né per migliorare il quadro di regole che resta complesso e incerto”. Secondo Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente, “oggi è ancora più necessario definire una Strategia nazionale di gestione dei rifiuti che fornisca una visione nel medio lungo periodo migliorando le attuali performance. Fare economia circolare significa disporre di impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. In Italia servono impianti di recupero, di materia e di energia, a partire dagli oltre 40 in grado di trattare la frazione organica per finire con termovalorizzatori che possano gestire rifiuti urbani e speciali non riciclati”.

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Per raggiungere gli obiettivi indicati da Fise Assoambiente diventa essenziale attingere alle risorse del Recovery Fund. Sul fronte delle alternative ai combustibili fossili si muovono anche A2A e Snam, che hanno scelto di collaborare per sviluppare l’impiego dell’idrogeno. Infatti le due aziende hanno firmato un memorandum d’intesa e di cooperazione tecnologica per lo studio di progetti finalizzati allo sviluppo dell’utilizzo dell’idrogeno nell’ambito della decarbonizzazione del settore energetico in Italia e della Hydrogen strategy europea. La cooperazione si concretizza nello studio di fattibilità di progetti per la conversione delle centrali termoelettriche di A2A da carbone a gas naturale, idrogeno o miscele da gas naturale, idrogeno. Le due società studieranno anche nuove soluzioni per le turbine a gas a ciclo combinato di A2A, per idrogeno o miscele di gas naturale, idrogeno. Infine sono allo studio soluzioni per produrre, stoccare e trasportare l’idrogeno da fonti rinnovabili per modificare le infrastrutture di distribuzione gas di A2A e renderle hydrogen ready. Non è la prima esperienza di un progetto per sviluppare l’energia a idrogeno in Lombardia. Era stato il governatore lombardo Roberto Formigoni, nel 2007, a provarci in collaborazione con BMW. Ma i tempi non erano maturi per parlare di distribuzione capillare dell’idrogeno. Oggi elettrico e idrogeno possono costruire un’alternativa credibile al petrolio.

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