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GranMilano

La commissione d’inchiesta lombarda sul Coronavirus non sarà giustizialista

Cristina Giudici

"Non insabbieremo nulla e chiederemo conto delle responsabilità, ma non sarà il tribunale del popolo". Parla Girelli, neo presidente 

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"Non sarà il tribunale del popolo, ma neanche una pantomima”, promette Gian Antonio Girelli, neo presidente piddino della commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid e diventata finalmente operativa dopo mesi di polemiche al Pirellone che hanno impedito di trovare un accordo sulla presidenza. Passate le elezioni regionali, scongiurato il pericolo di instabilità al governo e deluse, soprattutto, le aspettative di chi sperava (il Pd e i suoi alleati) di poter sfiduciare la Giunta lombarda a colpi di avvisi di garanzia (sarà la magistratura ad appurare le responsabilità, non l’assemblearismo a scrivere le sentenze) ecco Girelli. Bresciano, pacato nei toni e moderato nell’approccio politico, spiega al Foglio che cercherà di evitare strumentalizzazioni e invece di dare uno scopo concreto all’indagine, pur sapendo di avere il vento contro e molti paletti sul suo cammino. “A differenza di una commissione parlamentare, quella regionale può chiedere audizioni ma non imporle né ottenere documentazione già secretata dalle indagini giudiziarie”. Fatta questa premessa, spiega: “La commissione d’inchiesta è stata richiesta dalle minoranze, ma deve avere un approccio istituzionale e creare una road map condivisa con la maggioranza. Il Consiglio regionale deve avere come obiettivo comune quello di ricostruire le lacune della Sanità durante l’emergenza, esaminare tutti i passaggi della catena di comando e della governance”.

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"Non sarà il tribunale del popolo, ma neanche una pantomima”, promette Gian Antonio Girelli, neo presidente piddino della commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid e diventata finalmente operativa dopo mesi di polemiche al Pirellone che hanno impedito di trovare un accordo sulla presidenza. Passate le elezioni regionali, scongiurato il pericolo di instabilità al governo e deluse, soprattutto, le aspettative di chi sperava (il Pd e i suoi alleati) di poter sfiduciare la Giunta lombarda a colpi di avvisi di garanzia (sarà la magistratura ad appurare le responsabilità, non l’assemblearismo a scrivere le sentenze) ecco Girelli. Bresciano, pacato nei toni e moderato nell’approccio politico, spiega al Foglio che cercherà di evitare strumentalizzazioni e invece di dare uno scopo concreto all’indagine, pur sapendo di avere il vento contro e molti paletti sul suo cammino. “A differenza di una commissione parlamentare, quella regionale può chiedere audizioni ma non imporle né ottenere documentazione già secretata dalle indagini giudiziarie”. Fatta questa premessa, spiega: “La commissione d’inchiesta è stata richiesta dalle minoranze, ma deve avere un approccio istituzionale e creare una road map condivisa con la maggioranza. Il Consiglio regionale deve avere come obiettivo comune quello di ricostruire le lacune della Sanità durante l’emergenza, esaminare tutti i passaggi della catena di comando e della governance”.

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Sarà una strada tutta in salita, e Girelli conosce bene tutti i grovigli da sciogliere perché è anche membro della commissione permanente sulla Sanità e politiche Sociali, dove sono già state discusse e analizzate le falle del sistema di eccellenza che però ha voltato le spalle alla medicina territoriale. E poi guardare avanti: “Anche se dobbiamo ricostruire ciò che è successo, non possiamo esimerci da ciò che potrebbe accadere per colpa di una tardiva campagna di vaccinazione antinfluenzale che deve proteggere soprattutto le categorie a rischio: anziani, operatori sanitari, insegnanti, lavoratori”. Girelli misura le parole anche perché ieri si è tenuta un’altra riunione di presidenza della commissione per decidere quale metodologia adottare. Si comincerà a lavorare dal 12 ottobre “per recuperare i mesi perduti”, afferma. E spera che l’indagine regionale serva a chiarire tutte le ombre. “La pandemia ha fatto emergere i lati più vulnerabili del sistema: la poca attenzione alla medicina preventiva, di emergenza e territoriale, quella che io definisco di prossimità con i cittadini”, precisa. “Al netto di paletti e vincoli istituzionali, non dobbiamo dimenticare il valore politico della commissione, che deve servire a creare delle migliorie per riformare la Sanità. Prima però dobbiamo scattare la fotografia di tutto quello che non ha funzionato, compresi gli effetti collaterali. Ossia il prezzo altissimo pagato da disabili, malati cronici o con patologie gravi che per mesi sono stati estromessi dalla cure”, sottolinea. “Poi si potrà passare a un confronto politico e chiedere conto delle responsabilità”.

 

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La difficile missione del neo presidente Girelli è far funzionare un’indagine che durerà un anno per entrare nel merito delle “scelte fatte dalla giunta ancora tutte da decifrare”, senza cedere alle derive giustizialiste. E, sapendo di camminare su un campo minato, conclude con cautela: “L’obiettivo di tutto il Consiglio regionale deve essere quello di aggiustare gli assetti della sanità per impedire di sprofondare di nuovo davanti a un ritorno della pandemia. Quindi mi auguro che tutti i commissari studino i documenti che richiederemo per avere le necessarie competenze per poi passare alle audizioni. Perciò ribadisco: non si insabbierà nulla, ma la commissione non deve affiancare le indagini giudiziarie”.

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