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una baiardata pazzesca

Le “profezie” di Baiardo su Messina Denaro sono il solito show

Luciano Capone

Che il boss latitante fosse gravemente malato era di dominio pubblico: ne aveva già parlato Gaetano Pecoraro nel suo libro "Il male non è qui". Le fragili basi logiche delle dietrologie sull’arresto

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Un evento come l’arresto di Matteo Messina Denaro, dopo trent’anni di latitanza, e i meccanismi della società dello spettacolo producono i Salvatore Baiardo, le sue profezie e il circo di personaggi che ruota attorno a misteri e accordi “indicibili” tra stato e mafia. Baiardo, uomo vicino ai fratelli Graviano durante la loro latitanza, è diventato popolare perché, a novembre, intervistato da Massimo Giletti, aveva parlato del possibile imminente arresto di Messina Denaro, gravemente malato, all’interno di uno scambio con lo stato che avrebbe portato alla scarcerazione di altri boss di Cosa nostra come i Graviano.

 

A Baiardo è stata data enorme credibilità in virtù di questa “rivelazione” sullo stato di salute del boss che nessuno, a suo dire, conosceva: “I giornalisti dicono che correva voce che il boss fosse malato – ha ribadito domenica a “Non è l’arena” – e allora perché nessuno l’ha mai detto e non l’ha mai scritto?”. Questa affermazione è semplicemente falsa. Che l’ultimo pezzo della Cosa nostra stragista fosse gravemente malato l’aveva detto, ben prima di Baiardo, il giornalista delle “Iene” Gaetano Pecoraro nel libro “Il male non è qui sulla caccia a Messina Denaro. Lì si parla di un “trapianto di rene” e di indagini svolte setacciando “i nominativi di chi acquista i farmaci antirigetto”  e “l’elenco di tutti i trapiantati d’Italia” facendo “verifiche su ogni nominativo, sperando di incappare in una delle sue identità fittizie, o in uno dei soliti prestanome”.

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A parte la differenza sulla patologia e sull’operazione subita dal boss, non un trapianto di rene ma un intervento oncologico, si tratta esattamente del metodo utilizzato dalla procura di Palermo e dal Ros per individuare il boss. Quindi, che Messina Denaro fosse gravemente malato era di dominio pubblico, anche perché questa informazione contenuta nel libro di Pecoraro venne rilanciata dal Corriere della Sera con un articolo di Felice Cavallaro del 4 giugno 2022. Quindi cinque mesi prima della presunta “rivelazione” di Baiardo. È sulla base di questo elemento non nuovo e del tutto generico sullo stato di salute di Messina Denaro che si basa il resto delle dichiarazioni di Baiardo sulla asserita, ennesima, trattativa. Che però non pare avere alcun senso logico.

 

Innanzitutto perché nessuno al momento ipotizza, come pure si sostiene in lungo e in largo, un allentamento dell’ergastolo ostativo o del 41 bis. Anzi, l’intervento legislativo del governo che riprende una proposta del Parlamento della precedente legislatura, a detta di tutti gli osservatori,  va in direzione opposta: fa di tutto per “disinnescare” la sentenza della Corte costituzionale contro l’ergastolo ostativo. Ma soprattutto perché, ove mai fosse esistita questa trattativa che prevederebbe uno scambio tra l’arresto di Messina Denaro e la scarcerazione dei Graviano o di altri boss, l’intervista a novembre di Baiardo avrebbe avuto tutt’al più l’obiettivo di farla saltare. Facendo così un torto ai Graviano, e un favore a Messina Denaro qualora fosse stato ignaro della sua “consegna” alle forze dell’ordine. Rivelare una trattativa segreta e “indicibile” che è in corso è il modo più efficace per farla saltare.
 

Ciò che più sorprende però, non sono tanto i talk-show che nella società dello spettacolo giustamente si avventano sui Baiardo, ma la credibilità che viene data a queste tesi da importanti magistrati in attività o ex. È il caso ad esempio di Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo e ora senatore del M5s, che subito ha affermato che il boss è stato arrestato solo perché si è “lasciato prendere”. Nella logica, secondo Scarpinato, dello scambio: “Lo ha spiegato Giuseppe Graviano facendo annunciare al suo portavoce Salvatore Baiardo che Messina Denaro era gravemente malato e si sarebbe fatto arrestare, evento che lui stesso ha definito ‘intrecciato’ alla speranza di una progressiva uscita dal carcere degli altri boss stragisti”, ha detto a Repubblica. Non vede, Scarpinato, una contraddizione logica tra il fatto che Baiardo sarebbe “portavoce dei Graviano” e il fatto che con la sua intervista ha sabotato gli eventuali piani dei Graviano per uscire. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Nino Di Matteo, membro del Csm e pm della Trattativa stato-mafia.

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Scarpinato e Di Matteo non si rendono conto, o forse sì, che le loro affermazioni che legittimano le tesi di Baiardo senza elementi concreti stanno delegittimando il lavoro dei magistrati e dei Carabinieri che hanno arrestato Messina Denaro. Non è un caso che, dopo l’arresto del capomafia trapanese, la procura di Palermo e il Ros abbiano sentito l’esigenza di chiarire che l’indagine era stata svolta con sistemi  classici, quasi a voler immediatamente sgomberare il campo dai sospetti e dalle dietrologie che intossicano questo contesto. Anche perché, se fosse vera la tesi avallata da Scarpinato e Di Matteo, gli inquirenti hanno o il ruolo di comprimari della trattativa con la mafia o di sciocchi che credono di aver arrestato il boss senza rendersi conto che è solo il frutto di un accordo preso da altri alle loro spalle. In ogni caso, non una posizione piacevole per chi ha dedicato anni di lavoro per ottenere questo risultato. E che continua a lavorare. Perché mentre c’è chi il giorno dopo l’arresto, senza sapere nulla, va in tv a spiegare al mondo come sono andate le cose per filo e per segno, commentando ciò che si sa e rivelando pure quello che non si sa, gli inquirenti continuano a indagare, a trovare i vari covi di Messina Denaro e le prove necessarie a smantellare la sua rete di protezione. Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia parla poco, il minimo indispensabile. Mentre Paolo Guido, il pm che lontano dai riflettori per anni ha dato la caccia a Messina Denaro e infine l’ha arrestato, non ha rilasciato neppure un’intervista e continua a indagare. Evidentemente deve ritenersi molto meno intelligente di chi Messina Denaro non l’ha arrestato, che ha già capito molto di più sentendo le profezie di Baiardo da Giletti.

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