Di fronte a uno dei più gravi scandali della sua storia, la magistratura ha agito realizzando una sorta di amnistia generalizzata nei confronti delle toghe coinvolte, fatta eccezione per pochi casi, puniti attraverso procedimenti non proprio cristallini
Nelle ultime settimane abbiamo raccontato di come, attraverso una serie di circolari, l’ormai ex procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi (andato in pensione il 9 luglio), titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, abbia reso non procedibili sul piano disciplinare numerose condotte scorrette praticate da decine di toghe coinvolte nelle famose chat di Luca Palamara. Attraverso l’adozione di due circolari, infatti, Salvi ha stabilito che le “attività di autopromozione” praticate dai magistrati non integrano illecito disciplinare e che “anche con riguardo a condotte scorrette gravi l’illecito disciplinare può tuttavia risultare non configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza”.
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