Davigo come Palamara

Luciano Capone

Due scandali simili con accuse di dossieraggio: nel primo Riccardo Fuzio rivela l'esposto di Fava a Palamara e nel secondo Davigo i verbali di Amara a Nicola Morra. Ma in un caso si indaga per rivelazione di segreto e nell’altro no, come mai?

Dopo il caso Palamara il Csm viene sconvolto dal caso Amara-Davigo. I due scandali, anche se non si dice, presentano diverse analogie. Eppure finora la reazione della magistratura è molto diversa, in particolare rispetto alle condotte di alcuni protagonisti.

 

Nel caso Palamara un pm romano, Stafano Fava, entra in contrasto con il capo della procura di Roma sulla gestione dell’avvocato e faccendiere Piero Amara: Fava vuole arrestarlo, mentre la procura è contraria e gli revoca il fascicolo. Fava allora chiede all’amico e referente Luca Palamara come comportarsi e Palamara, che è stato vicepresidente della Prima commissione del Csm (quella che si occupa delle controversie tra magistrati), gli suggerisce di seguire le procedure presentando un esposto. Secondo l’accusa, quella di Palamara e Fava era una manovra di dossieraggio per delegittimare, anche attraverso la diffusione di atti secretati ai giornali, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo.

 

Passiamo al caso Davigo. Il pm milanese Paolo Storari entra in contrasto con la procura di Milano sulla gestione delle dichiarazioni del solito Amara sulla presunta “loggia Ungheria”. Il capo della procura Francesco Greco sembra perdere tempo e Storari chiede consiglio al capocorrente Piercamillo Davigo, membro del Csm, che non gli suggerisce di presentare un esposto ma raccoglie i verbali e gestisce la vicenda in maniera personalistica perché nelle carte c’è il nome del collega del Csm Sebastiano Ardita (con cui non scorre buon sangue). I verbali poi finiscono ai giornali, probabilmente attraverso la segretaria di Davigo. Secondo il membro del Csm Nino Di Matteo, che ha ricevuto in un plico anonimo quei verbali, siamo di fronte a un “tentativo di delegittimazione del dottor Ardita, ma anche a un tentativo di condizionamento della sua attività e, indirettamente, anche della mia”. Anche in questo caso l’accusa è di dossieraggio: una manovra eversiva per destabilizzare il Csm: “Attorno alla diffusione di questi verbali in maniera calunniosa c’è qualcosa di più. C’è qualcuno che vuole minare il funzionamento del Csm”, dice Di Matteo a “Piazzapulita”. Anche in questo caso si parla, quindi, di un “dossieraggio” contro magistrati.

 

C’è poi un’altra analogia. La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, per rivelazione di segreto: ha svelato a Palamara l’esistenza dell’esposto di Fava contro Pignatone. Questa condotta ricorda quella di Davigo, che ha rivelato al grillino Nicola Morra il contenuto del verbale di Amara e in particolare le accuse contro Ardita. Davigo, entrando più volte in contraddizione, non ha fornito una spiegazione credibile del suo comportamento al di fuori delle regole. Mentre ciò che non si comprende nel comportamento delle procure è come mai Fuzio sia indagato per rivelazione di segreto e Davigo no.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali