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Giustizia da trafiletto

Ermes Antonucci

L’assoluzione di Venafro e le fake news sulla scarcerazione del boss Zagaria. Polemiche che non lo erano

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Ci sono due notizie importanti, relative a due vicende giudiziarie, che probabilmente non leggerete mai su molti giornali. Nella migliore tradizione della gogna mediatico-giudiziaria, infatti, queste notizie sono state quasi del tutto ignorate dagli organi di informazione e relegate a piccoli trafiletti nelle pagine interne dei giornali, a dispetto del grande clamore mediatico iniziale.

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Ci sono due notizie importanti, relative a due vicende giudiziarie, che probabilmente non leggerete mai su molti giornali. Nella migliore tradizione della gogna mediatico-giudiziaria, infatti, queste notizie sono state quasi del tutto ignorate dagli organi di informazione e relegate a piccoli trafiletti nelle pagine interne dei giornali, a dispetto del grande clamore mediatico iniziale.

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La prima notizia, di cui dà conto oggi sul Foglio Simone Canettieri che ha intervistato il protagonista della vicenda, è questa: martedì la Corte di Cassazione ha assolto con la formula piena “per non aver commesso il fatto” Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, accusato di turbativa d’asta in uno dei filoni dell’inchiesta “Mafia Capitale” (che poi, come stabilito dalla stessa Cassazione, mafia non era).

 

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La vicenda era legata all’affidamento della gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della Regione Lazio nel 2014, per la quale la procura aveva ipotizzato un sistema di spartizione tra le cooperative in base all’area di riferimento politica. Assolto in primo grado, Venafro era stato condannato a un anno (pena sospesa) in Appello. La Cassazione ha ora riconosciuto nuovamente la sua piena innocenza. Di sicuro c’è che, a dispetto del fango gettato su Venafro in tutti questi anni, con tanto di riferimento infamante a “Mafia Capitale”, la notizia della sua assoluzione definitiva è passata quasi inosservata.

 

La seconda notizia riguarda invece la ormai celebre vicenda dei “boss scarcerati per il Covid-19”. Il tribunale di sorveglianza di Brescia ha infatti stabilito il ritorno in carcere di Pasquale Zagaria, condannato a venti anni con l’accusa di essere stato il “contabile” del clan dei casalesi (è fratello di Michele, boss del clan). Zagaria tornerà in carcere dopo cinque mesi trascorsi agli arresti domiciliari. A farlo uscire temporaneamente di prigione era stato il giudice di sorveglianza di Sassari, il quale aveva constatato l’impossibilità per Zagaria, malato di tumore, di curarsi in Sardegna (dove era recluso) a causa dell'indisponibilità di strutture sanitarie, tutte riconvertite per la cura del Covid-19. Al termine dei cinque mesi di arresti domiciliari, il tribunale di sorveglianza di Brescia, al quale sono stati trasmessi gli atti per competenza, ha ritenuto cessate le esigenze che portarono Zagaria ai domiciliari, disponendo così il suo rientro in carcere (in quello di Milano-Opera). A cinque mesi di distanza dallo “scandalo”, tutti i mafiosi ai quali erano stati concessi temporaneamente gli arresti domiciliari hanno fatto ritorno in carcere. Messa la parola “fine” al caso, sarà forse ora possibile esaminare la vicenda con la serietà che questa richiederebbe, in questi mesi sostituita da un tripudio di forcaiolismo e pagliacciate televisive.

 

Si potrebbe scoprire, così, ad esempio, che nessun condannato per mafia e traffico di droga è tornato in libertà. Che i detenuti posti temporaneamente agli arresti domiciliari non sono stati quasi 400, come denunciato per mesi, bensì 223, di cui solo la metà circa (121) condannati in via definitiva. Che Pasquale Zagaria terminerà comunque di espiare la sua pena nel 2022, così come altri detenuti temporaneamente scarcerati. Che il diritto alla salute, secondo la nostra Costituzione, vale anche per i detenuti, soprattutto in tempo di Covid. Che in uno Stato di diritto non è possibile modificare i contenuti di provvedimenti giudiziari, adottati in autonomia dalla magistratura, attraverso decreti legge governativi.

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