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editoriali

Il Csm trema ancora

redazione

Le dimissioni di un togato ci ricordano i non detti del caso Palamara

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Il caso Palamara continua a mietere vittime. Marco Mancinetti, membro togato del Consiglio superiore della magistratura ed esponente della corrente Unicost (guidata per anni proprio dal pm romano ora indagato), si è dimesso dalla carica di consigliere dopo aver ricevuto la notifica dell’avvio di un’azione disciplinare da parte della procura generale della Cassazione sulla base dei contenuti emersi dalle conversazioni intrattenute con Palamara. Si tratta del sesto consigliere a lasciare il Csm a causa del coinvolgimento nello scandalo delle nomine che ha travolto la magistratura. L’anno scorso si erano dimessi Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, tutti attualmente sotto processo disciplinare, come altre cinque toghe coinvolte, tra cui lo stesso Palamara, per il quale la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione. Mancinetti non è tra i magistrati che parteciparono alla celebre riunione notturna in un hotel romano in cui venne discussa la spartizione delle nomine ai vertici di alcune importanti procure italiane (a partire da quella di Roma). Il suo coinvolgimento, invece, trae spunto proprio dalle migliaia di chat intercettate attraverso il trojan inoculato nel cellulare di Palamara, conversazioni spesso incentrate sulle nomine di colleghi negli uffici giudiziari sparsi per il paese. Le dimissioni di Mancinetti costringeranno il capo dello stato a indire nuove elezioni suppletive per il Csm, dopo quelle dello scorso anno, vista l’assenza di consiglieri non eletti. Lo scandalo, inoltre, non sembra terminato. La procura generale della Cassazione infatti sta ancora lavorando all’esame delle chat intercettate, e pubblicate a puntate sui giornali negli ultimi mesi, dalle quali emergerebbe il coinvolgimento di altri tre consiglieri togati attualmente in servizio. Tutto dipenderà dalla rilevanza delle conversazioni sul piano disciplinare, ma il Csm rischia di tremare di nuovo.

 

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