PUBBLICITÁ

Il Pd scopre sulla sua pelle i guai creati dalle porte girevoli della magistratura

Ermes Antonucci

Lotti, Consip e i giudizi di magistrati con passato politico

PUBBLICITÁ

Ha un passato in politica (in cui ha spesso attaccato il Pd) Nicolò Marino, il gup di Roma che mercoledì ha disposto il rinvio a giudizio per il deputato del Pd (ed ex ministro) Luca Lotti e per il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, per l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio in uno dei filoni dell’inchiesta Consip. Marino ha disposto il rinvio a giudizio per Lotti e Saltalamacchia respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi. Già l’anno scorso la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip di Roma Gaspare Sturzo aveva invece disposto una proroga dell’indagine, al termine della quale i pm avevano nuovamente chiesto l’archiviazione, ora respinta da Marino. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Ha un passato in politica (in cui ha spesso attaccato il Pd) Nicolò Marino, il gup di Roma che mercoledì ha disposto il rinvio a giudizio per il deputato del Pd (ed ex ministro) Luca Lotti e per il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, per l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio in uno dei filoni dell’inchiesta Consip. Marino ha disposto il rinvio a giudizio per Lotti e Saltalamacchia respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi. Già l’anno scorso la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip di Roma Gaspare Sturzo aveva invece disposto una proroga dell’indagine, al termine della quale i pm avevano nuovamente chiesto l’archiviazione, ora respinta da Marino. 

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Quello di Nicolò Marino non è un nome nuovo in ambito politico. Già magistrato presso le procure di Catania, Caltanissetta e Reggio Calabria, Marino ha sempre avuto il pallino della carriera politica. Nel 2004 si candidò alle elezioni europee con la lista Di Pietro-Occhetto, non risultando eletto e proseguendo come nulla fosse l’attività di magistrato. Dal dicembre 2012 all’aprile 2014 è stato assessore all’Energia della Regione Sicilia, sotto la giunta Crocetta. Nel 2013, mentre era assessore, Marinò si candidò alle elezioni del Senato con la lista “Megafono” di Crocetta, anche stavolta non risultando eletto. Nel 2014, terminato l’incarico di assessore, è tornato a svolgere l’attività di magistrato, anche questa volta come se nulla fosse accaduto.

 

Il destino ha ora voluto che Marino, nella sua nuova veste di gip/gup nella Capitale, sia stato chiamato a esprimersi sul rinvio a giudizio di un esponente di primo piano di quel Partito democratico con cui alcuni anni fa, da assessore regionale in Sicilia, si scontrò duramente diverse volte. Sono ancora vivi nella memoria dei siciliani più attenti, ma soprattutto del web, gli attacchi che Marino rivolse al Pd tra ottobre e dicembre del 2013, accusando il partito di bloccare il rilancio dell’eolico nella regione. Dopo aver criticato la “vigliaccheria” della politica, Marino chiamò in causa proprio il Pd: “E’ stato proprio il Pd ad appoggiare il vecchio governo, quello che ha bloccato nei cassetti centinaia di pratiche che andavano portate avanti, d’ufficio”, dichiarò Marino. “Dal Pd è stata fatta una campagna pretestuosa contro il mio assessorato – ribadì – Sono stati utilizzati atti di bassissima politica contro il governo e l’assessorato, questo è inaccettabile”.

 

Le frasi irritarono il governatore Crocetta, che si spinse a definire l’assessore “imprudente”: “Ora Marino sta esagerando. Non attacchi il Pd: il no all'eolico fa parte del programma presentato col Partito democratico in campagna elettorale. Se Marino è contrario, ne tragga le conseguenze”. L’esperienza di Marino nella giunta Crocetta finì male, con l’addio nel 2014.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Conoscendo la suscettibilità delle toghe, precisiamo fin d’ora che con questo articolo non si intende in alcun modo mettere in dubbio l’obiettività della decisione di Marino di respingere la richiesta di archiviazione e di rinviare a giudizio Luca Lotti. Piuttosto, vista anche l’attualità del tema dei rapporti tra politica e magistratura, appare utile offrire maggiori dettagli sulla figura di un magistrato al centro di una vicenda molto importante dal punto di vista politico. Alcune settimane fa, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha annunciato una riforma “per combattere le degenerazioni del correntismo da un lato, ma anche per alzare un muro tra politica e magistratura dall’altro”. “La norma simbolo della riforma prevede che i magistrati che entrano in politica non possano tornare indietro una volta fatta la scelta. Stiamo pensando a delle limitazioni anche per chi si candida senza essere eletto”, ha dichiarato Bonafede: “Il  magistrato non deve solo essere terzo. Deve anche apparire tale”. Ecco, a prescindere dal merito della vicenda, è certo che con una riforma del genere in vigore, il deputato del Pd Luca Lotti non si sarebbe mai ritrovato a essere giudicato da un magistrato che in passato si è candidato in politica due volte e ha svolto l’incarico di assessore regionale scontrandosi più volte con il Pd. 

 

PUBBLICITÁ

Per la cronaca, anche il gip Gaspare Sturzo, che respinse per la prima volta la richiesta di archiviazione per Lotti e gli altri indagati, ha provato in passato il salto in politica: pronipote di don Luigi Sturzo, nel 2012 si candidò alle elezioni per la presidenza della regione Sicilia con una propria lista, portando avanti una campagna elettorale contro la “spartitocrazia clientelare” e il “partito degli affari”. Anche lui non risultò eletto e tornò a fare il magistrato.

PUBBLICITÁ