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Una commissione d’inchiesta su Trani

Redazione

Due pm della procura sono stati condannati in primo grado per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. C’è qualcuno al Csm?

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La giustizia italiana ha tantissimi problemi: prevaricazioni, inchieste avventate, pm alla ricerca di visibilità, eccessivo ricorso alle misure cautelari, abuso dell’obbligatorietà dell’azione penale, eccessivo ricorso alle misure cautelari, incompetenza, minacce e corruzione.

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La giustizia italiana ha tantissimi problemi: prevaricazioni, inchieste avventate, pm alla ricerca di visibilità, eccessivo ricorso alle misure cautelari, abuso dell’obbligatorietà dell’azione penale, eccessivo ricorso alle misure cautelari, incompetenza, minacce e corruzione.

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C’è però un luogo in cui tutte queste disfunzioni si sono manifestate nel corso degli anni in maniera eclatante: la procura di Trani. Ieri, il tribunale di Lecce ha condannato in primo grado gli ex pm della procura di Trani Antonio Savasta e Luigi Scimé, rispettivamente a 10 e 4 anni, per il cosiddetto “Sistema Trani”: un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari.

 

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Insieme ai pm sono stati condannati alcuni avvocati e imprenditori che partecipavano a questo sistema che pilotava indagini e processi ed è imputato un altro magistrato, l’ex gip di Trani Michele Nardi, che però ha scelto il rito ordinario e non l’abbreviato. La procura di Trani è stata anche l’epicentro di clamorose inchieste sulle principali istituzioni finanziarie nazionali e internazionali (Banca d’Italia, American Express, i derivati del Mef, le agenzie di rating, Deutsche Bank, Barclays, Bnl, Unicredit, Intesa Sanpaolo) che hanno visto coinvolti a vario titolo i principali protagonisti della politica e dell’economia (da Berlusconi a Prodi, passando per Tremonti e Padoan, fino a Mario Draghi).

 

Tutte bolle di sapone, svanite nell’aria. Tra gli ex magistrati tranesi ci sono due pm, Michele Ruggiero (quello con la cravatta tricolore) e Alessandro Pesce, condannati in primo grado per violenza privata: avevano minacciato alcuni testimoni di mandarli in galera e di rovinare le loro aziende e la loro famiglia se non avessero accusato di tangenti alcuni indagati. Agli arresti domiciliari c’è anche l’ex procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo (già indagato nel falso complotto Eni) per pressioni su un pm. La procura di Trani ha operato così, indisturbatamente, per anni. E’ un microcosmo delle disfunzioni della giustizia italiana, di cui dovrebbe occuparsi seriamente il Csm (visto che non lo ha mai fatto). E su cui servirebbe una commissione d’inchiesta, se solo fossero una cosa seria.

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