Edoardo Rixi (foto LaPresse)

Rixi, condannato, si dimette. Ed evita una nuova crisi tra M5s e Lega

La contromossa di Salvini, che nomina il viceministro dimissionario responsabile delle Infrastrutture della Lega: blinda il governo e disinnesca la propaganda manettara dei grillini

È la pena più alta che i giudici potessero infliggere. L’attuale viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi è stato condannato in primo grado a 3 anni e 5 mesi dal tribunale di Genova nel processo per le cosiddette “Spese Pazze” in regione Liguria. Rixi, che all'epoca era capogruppo regionale della Lega, è accusato di peculato e falso. Per lui è stata comminata anche l'interdizione dai pubblici uffici e la confisca di più di 56 mila euro. Pochi minuti dopo la sentenza, il viceministro si è dimesso: "Sono tranquillo”, dice. “Conto sull'assoluzione perché non ho mai commesso alcun reato, ma per l'amore che provo per l'Italia e per non creare problemi al governo ho già consegnato nelle mani di Matteo Salvini le mie dimissioni”. “Accetto le dimissioni ma solo per tutelare lui e il governo”, risponde pochissimi minuti dopo il leader del Carroccio. Un cedimento al M5s? Non sembra, perché il ministro dell'Interno annuncia anche di avere nominato Rixi responsabile delle Infrastrutture della Lega, “riconoscendogli capacità e onestà assolute. Io rispetto le sentenze e conto su una assoluzione a fine processo, ma trovo incredibile che ci siano spacciatori a piede libero, e sindaci, amministratori e parlamentari accusati o condannati senza uno straccio di prova”. Così Salvini si mostra garantista e allo stesso tempo rispetta il contratto di governo, evitando una nuova crisi con gli alleati grillini, come quella aperta prima delle elezioni per la vicenda di Armando Siri.

  

Come scriveva Giuseppe De Filippi nella sua newsletter, due giorni fa, “il giudizio da parte della magistratura per fatti che attengono all'attività amministrativa sono ritenuti di speciale gravità dal socio di governo perdente alle elezioni europee ma maggioritario nel parlamento italiano, il M5s. Tutto ora è legato a scelte di grande impatto simbolico proprio in relazione al voto del 26 maggio. Perché i grillini non possono mollare su un tema che loro stessi, forse con poca scaltrezza, hanno trasformato nella loro bandiera, quella della versione stracciona della questione morale. E non possono farlo proprio perché hanno perso le elezioni e quindi devono recuperare non solo consensi ma anche immagineCon le dimissioni immediate, invece, la Lega fa bella figura e disinnesca sul nascere l'allarme dei grillini, che erano partiti subito alla carica. “Il contratto di governo parla chiaro e siamo sicuri che la Lega lo rispetterà”, ha detto subito il M5s in una nota, ripresa in diverse dichiarazioni copincolla dai pentastellati (Francesco D'Uva, capogruppo M5s alla Camera: “Dispiace, ma si veda il contratto e si agisca di conseguenza”. Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri: “Dispiace ma il suo tempo nel governo è scaduto: la Lega eviti un caso Siri bis”. Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia: “Da condannato non può rimanere al governo”).

   

Cos'è l'inchiesta "Spese Pazze"

I giudici hanno accolto le tesi dell'accusa. Diversi consiglieri regionali della Liguria, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012, si sono fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gite al luna park, gratta e vinci, ostriche, fiori e spese per beni vari. In alcuni casi venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano. Le pezze giustificative molto spesso si riferivano a periodi festivi come Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e primo Maggio, giorni per l'accusa 'sospetti' per svolgere attività istituzionale. Nel complesso viene contestato un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro. Sono 19 le condanne, compresa quella che riguarda il senatore leghista Francesco Bruzzone, già presidente del consiglio regionale ligure,  condannato a due anni e 10 mesi. Il sindaco di Alassio Melgrati è stato condannato a due anni, undici mesi e 15 giorni ed è stato anche lui sospeso dalla carica di sindaco. Matteo Rosso, consigliere regionale di centrodestra, è stato condannato a tre anni, due mesi e 15 giorni e anche lui sospeso in applicazione della legge Severino.

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