Foto LaPresse

Tutto quello che c'è da sapere sulla cittadinanza italiana ai minori

Enrico Cicchetti

Che cos'è lo ius soli? Che cosa prevede oggi la legge e che cosa avrebbe cambiato la riforma? Di quali diritti gode chi nasce in Italia da genitori stranieri? Una scheda per sapere di cosa si parla

Come abbiamo scritto sul Foglio, “di ius soli si è tornati a parlare a margine del 'caso Rami', il ragazzino di origine egiziana che, con l’amico Adam, ha sventato la strage sul bus dirottato a Milano. Rami e Adam avranno la cittadinanza 'per merito', ma il problema non è risolto, anzi. Lo ius soli è argomento divisivo non soltanto tra governo e opposizione, ma all’interno del governo, all’interno dell’opposizione e addirittura all’interno del Pd (vedi polemica Renzi-Gentiloni)”. Ma di che cosa si parla quando si parla di ius soli? E che cosa prevede adesso la legge?

  

Cosa dice oggi la legge sulla cittadinanza

Ius sanguinis

La legge sulla cittadinanza italiana oggi in vigore è la numero 91 del 1992. È basata sul principio dello ius sanguinis, il “diritto di sangue”: acquistano la cittadinanza alla nascita i figli di almeno un genitore italiano, senza distinzioni tra chi nasce in Italia e chi all’estero. Il diritto alla cittadinanza per ius soli è garantito solo in alcune situazioni particolari: quando il minore non può avere nessuna cittadinanza perché i genitori sono apolidi o ignoti, oppure quando ci sono norme del paese di provenienza che impediscono l'acquisizione della cittadinanza dei genitori. Anche il minore straniero adottato da cittadini italiani acquista la cittadinanza.

  

I discendenti degli italiani all'estero

L’alto numero di emigrati dal nostro paese ha certo favorito la scelta dello ius sanguinis per mantenere un legame con chi vive e lavora all’estero. Inoltre gli italiani all’estero hanno anche un peso nella politica nazionale: possono scegliere i loro rappresentanti ed eleggono sei senatori e dodici deputati. La legge del 1992 ha favorito i discendenti degli emigrati italiani e introdotto tempi più lunghi per la naturalizzazione degli stranieri, riducendo a tre anni (da cinque) il tempo in cui devono risiedere in Italia i discendenti di italiani che vogliono ottenere la cittadinanza (che possono anche mantenere il doppio passaporto). Invece, i cittadini di paesi non europei devono risiedere qui almeno dieci anni (prima erano cinque). È insomma più semplice che il pronipote di un emigrato piemontese nato e cresciuto in Argentina ottenga la cittadinanza italiana piuttosto che la riceva il figlio di un egiziano nato e cresciuto a Torino.

   

Il figlio di stranieri che nasce in Italia può ottenere la cittadinanza?

Come spiega l'Unicef, chi è nato in Italia da genitori stranieri ha alcune possibilità di diventare cittadino italiano:

  • Se i genitori stranieri sono diventati cittadini italiani, anche il figlio minorenne con essi convivente lo diventa;
  • Chi è nato in Italia, al compimento dei 18 anni ha un anno di tempo per diventare cittadino, se dimostra la residenza legale ininterrotta dalla nascita. “La permanenza sul territorio italiano del minorenne di origine straniera non in possesso della cittadinanza – spiega ancora l'Unicef – può essere peraltro compromessa e interrotta in qualunque momento da vicende quali la perdita del lavoro dei genitori, la diminuzione del reddito o la risoluzione di un contratto di affitto, poiché al loro verificarsi i genitori debbono rientrare al paese di origine”.

  
Di quali diritti gode chi nasce in Italia da genitori stranieri?

Se il minorenne nasce in Italia da genitori non cittadini, ma regolarmente residenti, non acquista automaticamente la cittadinanza ma sarà titolare di un permesso di soggiorno temporaneo che, rinnovato dai familiari, garantisce i diritti sociali (all’istruzione, alla salute, ecc.) e la libera circolazione in area Schengen, ma non permette al minore, ad esempio, di viaggiare all’estero nella fase di rilascio e rinnovo, così come di iscriversi a sport agonistici.

  

Cosa cambia con il decreto sicurezza?

Il decreto sicurezza e immigrazione, diventato legge a fine novembre 2018, introduce la possibilità di revocare la cittadinanza a chi l’ha acquisita nel caso abbia commesso alcuni reati connessi al terrorismo. La revoca è possibile entro tre anni dalla condanna definitiva, per decreto del presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Interno. Il decreto sicurezza ha anche prolungato da 24 a 48 mesi il termine per la conclusione dei procedimenti di concessione della cittadinanza, ritardandone l’acquisizione per molte persone in attesa.

  

Lo ius soli e la proposta di riforma

Nella scorsa legislatura c'è stato un lungo dibattito sulla riforma della legge 91/1992. La Commissione affari costituzionale della Camera aveva avviato l'esame di 25 proposte di legge, svolto un'indagine conoscitiva e valutato una proposta di riforma molto ampia. Nel corso dell'istruttoria il perimetro della discussione si è ridotto ai casi di acquisizione della cittadinanza per minori nati o che hanno studiato in Italia. La proposta di riforma – che riproduce con alcune modifiche una proposta di legge di iniziativa popolare – è stata approvata dalla Camera a ottobre 2015 ma si è arenata in Senato, dove non ha concluso l'iter entro lo scioglimento delle Camere. Le novità principali riguardavano nuove fattispecie di acquisto della cittadinanza:

  • acquisterebbe la cittadinanza italiana chi nasce qui se uno dei genitori ha il permesso di soggiorno permanente o di lungo periodo (che può ottenere, dopo un test di lingua italiana e dopo 5 anni, chi ha il permesso di soggiorno in regola, disponibilità di alloggio e un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale);
  • acquisterebbe la cittadinanza italiana chi nasce in Italia o ci entra prima dei 12 anni, dopo aver frequentato un ciclo di studi di almeno 5 anni;
  • acquisterebbe la cittadinanza italiana chi arriva tra i 12 e i 18 anni, dopo 6 anni di residenza e la conclusione positiva di un ciclo scolastico.