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L'infaticabile De Gendt: dopo Giro e Tour ecco la Vuelta

Giovanni Battistuzzi

Il belga quest'anno ha già percorso 11.203 chilometri in gara, praticamente la distanza tra Milano e Vladivostok. Ora correrà in Spagna il suo terzo grande giro stagionale

Undicimiladuecentotre chilometri sono più o meno la distanza che separa Milano da Vladivostok. In macchina ci vogliono circa 145 ore. Undicimiladuecentotre chilometri è la distanza che ha percorso Thomas De Gendt in bicicletta dal 15 gennaio a oggi. E solo in gara. E non è finita. Perché il belga della Lotto-Soudal dopo aver corso il Giro d'Italia e il Tour de France sabato 24 agosto prenderà il via anche alla Vuelta a España. Se la finirà (e lui è uno che finisce sempre le cose che inizia) saranno altri 3.272,2 chilometri sulle gambe.

 

 

Tre grandi giri in un anno De Gendt non li aveva mai fatti. Ma prima poi uno come lui li doveva provare. Perché "tre giri in un anno sono una cosa per duri, per gente tosta, per gente che ama la bici a tal punto da fregarsene delle gambe". Adam Hansen è uno che sa di cosa parla. Dal 2012 al 2017 ha ininterrottamente preso il via, uno dopo l'altro, a Giro, Tour e Vuelta. Il corridore australiano è compagno di squadra del belga e, a fine del 2018, aveva ammesso di aver parlato a lungo con De Gendt delle sue avventure tra Italia, Francia e Spagna. "Thomas è uno che non ha paura di nulla, mi sa che ci sta pensando. Anche perché i trent'anni sono l'età giusta per iniziare a volersi bene".

 

Volersi bene è per De Gendt pedalare. "Mi diverto, cosa c'è niente di meglio che fare di mestiere ciò che si farebbe anche solo per passione?", disse alla tv francese durante il Tour del 2017.

 

E quando pedala De Gendt è un po' come il Mr. Wolf de Le Iene: risolve problemi. Perché durante (soprattutto) un grande giro il belga è la matta in mano a scala, la briscola pescata al momento giusto, l'asso di bastoni se a scopa si gioca con l'asso. Se c'è da menare avanti al gruppo per chiudere sulla fuga, si mette a menare avanti al gruppo per chiudere sulla fuga. Se c'è da aiutare il velocista di squadra a risalire posizioni non si tira indietro anche se magari ha tirato per cinquanta/sessanta chilometri. Se c'è da stare vicino al capitano che punta alla generale in salita, lui è lì sino a quando riesce e solitamente non molla prima di essere completamente esausto. E se non c'è niente di tutto questo da fare tenta la fuga. La centra quasi sempre, la doma spesso, la fa sua qualche volta. Ma sono sempre applausi, sorrisi, incredulità, parbleu monsieur.

 

"È da anni che faccio quello che c'è da fare. Quando c'è da lavorare per i velocisti faccio quello che c'è da fare: rincorro, tiro il gruppo, do una mano a portare avanti i compagni che devono tirare la volata. Altrimenti faccio ciò che mi sento, sono libero di andare in fuga o aiutare qualcuno che punta alla classifica generale se vedo che è meglio per la squadra", ha detto al Telegraph. Insomma, "sono metà uomo squadra e metà lupo solitario".

 

A questa Vuelta nelle volate la Lotto punterà forse su Jelle Wallays, forse su Tosh Van der Sande o forse su nessuno. Perché a questa Vuelta la Lotto proverà soprattutto a centrare le fughe, a provare a portare a casa una vittoria, magari la maglia di miglior scalatore, quella bianca con i pois blu, quella che Thomas De Gendt ha portato a casa un anno fa.

 

"La fuga è una scelta, nessuno te lo impone, nessuno te lo prescrive". La fuga è una dimensione dell'animo, una propensione al rischio. Qualche volta va bene, molto spesso si conclude con un niente di fatto. "In ogni caso, indipendentemente da come finisce, vale la pena provarci". De Gendt ci ha provato al Giro ed è andata male (quest'anno, perché nel 2012 riuscì a conquistare lo Stelvio). Ci ha provato al Tour ed è andata alla grande: il traguardo di Saint-Etienne l'ha superato incredulo a braccia alzate. Ma il meglio, almeno per quest'anno, l'aveva offerto alla Volta a Catalunya con una fuga solitaria di sessanta chilometri dopo altri cento di avanguardia in compagnia. "È tutto un gioco", ha detto a Rouleur. "Cerco di regolare la velocità della fuga a quando penso che l'inseguimento inizierà, o la velocità dell'inseguimento aumenterà, accelero". La fuga in fondo è un atto semplice: "Devi pedalare più forte del gruppo".

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