Europa Ore 7

Biden chiama due numeri di telefono europei

Il presidente eletto ha parlato con Charles Michel e con Ursula von der Leyen. L'Ue vuole procedere a un reset delle relazioni con gli Stati Uniti dopo i quattro turbolenti anni di presidenza Trump.

David Carretta

L'Europa è un partner “di prima istanza, non di ultima istanza”, ha detto Tony Blinken, nominato segretario di stato, in un intervento allo Hudson Institute in luglio. Francofono - cosa che aiuta molto nelle relazioni con Emmanuel Macron - Blinken ha anche spiegato che la futura amministrazione ha “un grande interesse nell'Ue che agisce e che agisce con forza e convinzione. Per noi è un partner imprescindibile”

"Chi chiamo, se voglio chiamare l'Europa?". Joe Biden non ha avuto esitazioni e, di fronte alla storica domanda di Henry Kissinger, ha composto due numeri di telefono per chiamare l'Unione Europea. Il presidente eletto degli Stati Uniti ieri ha avuto due conversazioni telefoniche separate con i presidenti di Consiglio europeo e Commissione, Charles Michel e Ursula von der Leyen, che come prevedibile hanno risposto in modo entusiasta. “E' tempo di unire le forze su Covid-19, clima, sicurezza e multilateralismo”, ha scritto su Twitter Michel: “ricostruiremo una forte alleanza Usa-Ue”. Michel ha anche annunciato di aver invitato Biden a un vertice straordinario con i leader dei 27 stati membri a Bruxelles. “Mi sono congratulata con lui per la sua vittoria. E' un nuovo inizio per la partnership globale Ue-Usa”, ha detto von der Leyen: “Un'Ue forte e un'America forte che lavorano insieme possono modellare l'agenda globale sulla base della cooperazione, il multilateralismo, la solidarietà e i valori condivisi”.

I toni di Michel e von der Leyen dimostrano quanto l'Ue vuole procedere a un reset delle relazioni con gli Usa dopo i quattro turbolenti anni di presidenza Trump. Ma fino a che punto? Tra i 27 stati membri ci sono delle divergenze sul ritorno allo status quo ante. La Germania è pronta a offrire un “New Deal” a Biden e sta rinnegando il concetto di “autonomia strategica” promosso dalla Francia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, insiste sulla sua idea di “sovranità europea” e sembra avere meno fretta di rilanciare una partnership transatlantica. L'Economist questa settimana propone un “grand bargain” tra Usa e Ue per rispondere alla vera sfida per entrambi: la Cina.

Per le future relazioni transatlantiche, più che la doppia telefonata a Michel e von der Leyen, conta la scelta da parte di Biden di un segretario di Stato Usa a misura di Ue: Antony Blinken. La politica estera della futura amministrazione sarà nelle mani non solo di un esponente del “foreign policy establishment”, ma anche di un sostenitore delle alleanze globali e in particolare di quella transatlantica. L'Europa è un partner “di prima istanza, non di ultima istanza”, ha detto Blinken in un intervento allo Hudson Institute in luglio. Francofono - cosa che aiuta molto nelle relazioni con Emmanuel Macron - Blinken ha anche spiegato che la futura amministrazione ha “un grande interesse nell'Ue che agisce e che agisce con forza e convinzione. Per noi è un partner imprescindibile”. Sul Foglio Paola Peduzzi racconta tutto su Tony Blinken: la vita a Parigi, l'autografo di John Lennon, la fuga da casa per andare al concerto dei Rolling Stones, il jet set seduto sul divano. E' establishment puro e pragmatico con qualche sfumatura romantica.

Altra buona notizia per l'Ue è la nomina di Jake Sullivan come consigliere alla sicurezza nazionale. Sullivan aveva giocato un ruolo chiave nei negoziati che portarono all'accordo sul nucleare con l'Iran, quando a guidare il dipartimento di stato era Hillary Clinton. E una delle priorità dell'Ue è salvare il deal con Teheran. A completare il dream team per l'Ue è John Kerry, scelto da Biden come inviato speciale per il clima: la nomina di un'altra personalità particolarmente amata da questo lato dell'Atlantico rassicura gli europei sul ritorno degli Usa nell'accordo di Parigi.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 24 novembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

L'Ue avverte la Francia su sicurezza e libertà di stampa - Nonostante il clamore per il veto sul bilancio 2021-27 e sul Recovery fund, il problema del rispetto dello stato di diritto nell'Unione europea non si riduce a Polonia e Ungheria. A ricordarlo ieri è stata la Commissione lanciando un inusuale avvertimento alla francia sul progetto di legge anti-terrorismo sulla "sicurezza globale", che limita la libertà di stampa e d'informazione, in particolare per tutelare le forze dell'ordine. “In periodo di crisi è più importante che mai che i giornalisti possano fare il loro lavoro liberamente e in tutta sicurezza”, ha detto un portavoce della Commissione. “Nell'elaborazione della loro legislazione sulla sicurezza gli stati membri devono rispettare il principio di proporzionalità e trovare il giusto equilibrio tra protezione della sicurezza e protezione della  libertà dei cittadini, compresa le libertà di espressione, dei media, di associazione, della protezione della privacy e dell'accesso all'informazione”, ha detto il portavoce. “La Commissione si riserva il diritto di verificare la legge finale per valutare la conformità alla legislazione europea”.

Il Parlamento europeo non arretrerà sullo stato di diritto - A che punto sono i tentativi per uscire dallo stallo dovuto al veto di Ungheria e Polonia? Ieri non ci sono state novità sostanziali, anche se la presidenza tedesca sta muovendosi dietro le quinte. Il Parlamento europeo chiude la porta a concessioni sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. “Il Partito popolare europeo non arretrerà di un millimetro” rispetto all'intesa raggiunta con la presidenza tedesca sul pacchetto di bilancio”, ha detto un portavoce del Ppe. “In tempo di Covid, nel momento in cui la gente ha bisogno più che mai di aiuti, bloccare i fondi è irresponsabile”, ha spiegato una portavoce dei Socialisti&Democratici.
 

Nei Paesi Bassi si dimette l'altro populista, Thierry Baudet - Il leader del Forum per la Democrazia, Thierry Baudet, si è dimesso a cinque mesi dalle elezioni nei Paesi Bassi per le polemiche interne al suo partito sulle derive neonaziste, antisemite e omofobe della formazione politica e in particolare del movimento giovanile. Baudet era accusato di non aver fatto abbastanza per mettere fine a queste derive. Le sue fortune politiche erano iniziate grazie alla raccolta di firme un referendum contro l'accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina, successivamente vinto con una crisi minore a Bruxelles. Il Forum per la Democrazia, che a livello di Ue fa parte del partito dei Conservatori e riformatori europei presieduto da Giorgia Meloni, era riuscito a far concorrenza all'altro leader dell'estrema destra populista olandese, Geert Wilders, e al suo Partito per la libertà alleato della Lega di Matteo Salvini in Identità e Democrazia. Nella speranza di fare il pieno del voto populista e di avvicinarsi nei sondaggi al partito liberale del primo ministro Mark Rutte, Wilders ieri ha espresso la sua solidarietà a Baudet.

Barnier raffredda l'ottimismo Brexit di von der Leyen - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, venerdì aveva parlato di “progressi” con il Regno Unito sul dossier degli aiuti di stato, sollevando la speranza di una svolta nei negoziati su un accordo di libero scambio. Ieri ci ha pensato il capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, a raffreddare le aspettative. “Il tempo è poco. Rimangono ancora divergenze fondamentali”, ha scritto su Twitter Barnier. Le trattative sono andate avanti nel fine settimana online, con una videoconferenza quotidiana tra Barnier e la sua controparte britannica, David Frost. Il capo-negoziatore dell'Ue uscirà dalla quarantena dovuta a un contatto con un caso positivo al Covid-19 giovedì.

Nessun mini deal in caso di no deal Brexit - La Commissione ieri ha escluso un mini accordo per evitare una hard Brexit l'1 gennaio 2021 in caso di mancata intesa nei negoziati sulle relazioni future tra Unione europea e Regno Unito. “Si ha un accordo oppure non si ha un accordo”, ha detto un portavoce della Commissione: “Non c'è possibilità di estendere il periodo di transizione oltre quella data”. La Commissione tuttavia non intende ascoltare le richieste di alcuni stati membri, tra cui Francia e Paesi Bassi, di approvare i piani di emergenza per il no deal. “Siamo totalmente concentrati sui negoziati”, ha spiegato il portavoce. L'esecutivo di Ursula von der Leyen teme che la pubblicazione dei piani di emergenza possa far alzare la tensione con il governo di Boris Johnson. Ma in caso di necessità è pronto a presentare “misure di contingenza limitate” che saranno “fatte su misura alle circostanze specifiche” e che potranno “essere adottate in tempo per essere pronte l'1 gennaio”.

Il Parlamento potrebbe votare il 28 dicembre sulla Brexit - Il Parlamento europeo si prepara a una sessione plenaria straordinaria tra Natale e Capodanno per votare un eventuale accordo di libero scambio tra Unione Europea e Regno Unito. La data fissata informalmente nell'agenda è quella del 28 dicembre. “Possono sempre esserci plenarie straordinarie”, ha confermato ieri il portavoce del Parlamento europeo. I deputati, per contro, sono contrari a votare su un testo solo in inglese, come potrebbero essere costretti a fare a causa dei tempi di traduzione se i negoziati dovessero protrarsi ancora a lungo. “Potrebbe essere difficile non solo per molti deputati, ma anche per molti stati membri”, ha detto il portavoce del Parlamento europeo.

BoJo spera nel ritorno alla normalità almeno sul Covid - Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ieri ha annuciato la riapertura parziale dopo il secondo lockdwon a partire dal 3 dicembre. Negozi non essenziali, palestre, ristoranti e pub torneranno in attività, ma solo in alcune regioni (la mappa non c'è ancora). Sul Foglio Cristina Marconi spiega il piano d'inverno di BoJo per tentare il ritorno alla normalità.

L'Ue compra robot per la disinfezione degli ospedali - La Commissione ha annunciato l'acquisto di 200 robot da destinare agli stati membri per disinfettare le stanze dei pazienti standard negli ospedali, utilizzando la luce ultravioletta in appena 15 minuti. Lo stanziamento dell'Ue è di 12 milioni di euro.

L'Ue funziona per la qualità dell'aria, non l'Italia - La qualità dell'aria è nettamente migliorata in Europa nel corso dell'ultimo decennio, ma in alcuni paesi tra cui l'Italia l'inquinamento continua a essere una minaccia seria per la salute dei cittadini, secondo il rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente pubblicato ieri. Nell'Ue a 28 (compreso il Regno Unito) il numero di decessi legati alle particelle fini (PM2,5) è passato da 417.000 a 379.000, mentre quello per il diossido di azoto (NO2) è sceso da 117.000 a 54.000. Per l'Italia, i decessi stimati da PM2.5 si sono ridotti da 59.500 a 52.300 e quelli da NO2 sono passati da 21.600 a 10.400. Ma l'Italia resta il paese con il numero maggiore di decessi causati dal NO2 e il secondo per il PM2,5 dopo la Germania. La Pianura Padana si conferma tra le aree con l'aria peggiore d'Europa. “Dagli ultimi dati che abbiamo i superamenti dei valori limite giornalieri del PM10 persistono in numerose zone in Italia”, ha detto il commissario all'Ambiente, Virginijus Sinkevičius: “l'Italia ha due mesi di tempo per conformarsi alla sentenza” di condanna della Corte Ue sui limiti di PM10.

Italia in infrazione per l'audiovisivo - La Commissione ha avviato procedure d''infrazione contro 23 stati membri, tra cui l'Italia, per la mancata trasposizione della direttiva sui contenuti audiovisivi entro il 19 settembre scorso. La direttiva dovrebbe rafforzare la protezione degli spettatori e promuove la diversità culturale nel contesto dello sviluppo dei servizi on demand e delle piattaforme online. La scadenza per la trasposizione è stata rispettata solo da Danimarca, Ungheria, Olanda e Svezia. L'Italia ha due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni della Commissione.

Incidente tra Irini e Turchia al largo della Libia - Una perquisizione condotta dalla fregata tedesca Hamburg di una nave battente bandiere turca al largo della Libia crea nuove frizioni tra la Turchia e l'Unione europea. La perquisizione, avvenuta nell'ambito della missione Irini sull'embargo alle armi, è stata interrotta dopo che la Turchia ha espresso la sua opposizione. La scorsa settimana l'Alto rappresentante, Josep Borrell, aveva detto che le relazioni con Ankara sono a un "momento di bivio". Dopo aver offerto un'agenda positiva, il Consiglio europeo di dicembre potrebbe passare alla fase delle sanzioni.

Accade oggi in Europa

- Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Schinas e Johansson sul piano di azione per l'integrazione e l'inclusione 2021-27

- Parlamento europeo: sessione plenaria; dibattito sui diritti fondamentali nell'Ue

- Conferenza 2020 per l'Afghanistan

- Commissione: il commissario Sefcovic interviene alla Conferenza europea sulle batterie

- Commissione: il commissario Breton partecipa a un dibattito del Bruegel sul Futuro dell'economia dei dati

- Bce: discorso della presidente Lagarde a una tavola rotonda dell'Onu sulla rinascita dell'economia globale e lo sviluppo sostenibile

- Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulle pratiche di Booking.com

- Eurostat: dati sui prezzi di elettricità e gas nel primo semestre del 2020

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