
Foto Ap, via LaPresse
L'ultima strada del gas
L'Ue era pronta alla chiusura della via ucraina del gas. Le alternative
La fine del contratto tra Russia e Ucraina sui gasdotti non è un dramma per l’Unione europea (preparata all'evento). La risposta italiana
Il transito del gas russo attraverso il territorio ucraino è finito con il 2024 e la scadenza di un contratto mediato dall’Unione europea nel 2019 che Kyiv non ha più voluto rinnovare. La posizione dell’Ucraina è chiara: il denaro che arriva a Mosca tramite le forniture di gas al mercato europeo viene poi usato per finanziare la guerra contro il territorio ucraino, quindi è illogico e letale permettere al Cremlino di arricchirsi per colpire l’Ucraina anche attraverso il gas che transita sul suo territorio. Con questa decisione, secondo il think tank Bruegel, che maneggia egregiamente i dati economici, la fine dell’accordo sul gasdotto ucraino costerà a Mosca la perdita di circa 6,5 miliardi di dollari di entrate annuali e a Kyiv, che riceveva compensi dalla Russia per il transito, circa un miliardo di dollari l’anno. L’Unione europea era stata preparata alla decisione dell’Ucraina, aveva iniziato a ridurre i rifornimenti da Mosca dal 2022 e nel 2023 il gas russo rappresentava meno del 10 per cento delle importazioni di gas dell’Ue, con paesi come la Germania e l’Italia che hanno cercato di diversificare riuscendo, in pochi mesi, a fare quello che sembrava impensabile: ridurre la dipendenza energetica da Mosca. Dal 1991, il gas russo fluiva verso il mercato europeo anche attraverso il territorio ucraino, altri progetti infrastrutturali avevano aumentato poi le vie di accesso, una su tutte il Nord Stream che collegava la Russia alla Germania, ma negli ultimi tempi erano rimasti pochi i paesi ancora totalmente dipendenti da Mosca e disinteressati a nuove strade per diversificare: l’Ungheria, la Slovacchia e l’Austria.
La fine del contratto con Kyiv non vuol dire che le forniture della Russia verso il mercato europeo sono finite, ci sono altre strade, meno storiche, ma funzionanti, infatti Budapest continua ad avere il gas di Mosca attraverso il TurkStream, che arriva in Europa attraverso la Turchia, e parallelamente porta avanti con il Cremlino piani legati al nucleare, ma non sarà interessata alla chiusure della condotte di Kyiv. L’Austria, che pure non si era preoccupata di diversificare il suo mercato, ha detto di aver già pensato a come cambiare strategia e di avere nel frattempo riserve a sufficienza. Per la Slovacchia la situazione è più complicata perché Bratislava non è soltanto del tutto dipendente dal gas russo, ma è anche uno dei principali punti di accesso del gas in Europa e a sua volta ha guadagnato denaro attraverso le tasse di transito per l’inoltro del gas proveniente da Austria e Italia. Il premier slovacco Robert Fico è andato a Mosca a fine dicembre – è l’unico leader europeo, oltre all’ungherese Orbán, ad aver visitato Putin dopo l’inizio dell’invasione – ha parlato con i russi di nuove vie per i rifornimenti di gas e nel frattempo ha minacciato l’Ucraina di interrompere le forniture di energia elettrica che Kyiv riceve dall’Ue per compensare i danni causati dai bombardamenti di Mosca contro le infrastrutture ucraine.
Per tutto il 2024, circa 40 milioni di metri cubi di gas pompati dalla stazione della città russa di Sudzha, che si trova nella regione di Kursk sotto il controllo ucraino da agosto, hanno attraversato il territorio ucraino fino alla città occidentale di Uzhgorod per entrare in Slovacchia ed essere distribuiti tra Austria, Repubblica ceca e Italia. Praga e Roma si erano preparate, hanno ridotto drasticamente la loro importazione di gas russo dal 2022 e possono fare affidamento sulle riserve, quindi i problemi delle chiusure delle condotte ucraine potranno essere gestiti. Le conseguenze della fine dell’accordo sono state invece immediate per la Moldavia, soprattutto per la regione della Transnistria dove la compagnia energetica locale, la Tirasteploenergo, ha scritto ai cittadini che si sono svegliati senza riscaldamento: “E’ vietato usare fornelli a gas o elettrici per riscaldare l’appartamento. Può determinare tragedie”.