PUBBLICITÁ

il personaggio

Tormenti di Scozia: chi è Ash Regan, la deputata che può salvare o strozzare il governo

Cristina Marconi

L'esecutivo guidato da Humza Yousaf si ritrova a fare i conti con le sue promesse non mantenute. Senza i Verdi ora tutto dipende dalla "deputata più potente del Parlamento” 

PUBBLICITÁ

Sono venuti tutti al pettine, i nodi di un governo scozzese che ha fatto promesse irrealistiche in materia ambientale ed enormi, disinvolti balzi in materia di gender prima di ritrovarsi sconfessato dal rapporto Cass. E quindi dopo poco più di un anno il first minister Humza Yousaf, leader del Partito indipendentista, si ritrova in bilico dopo aver rotto, con una mossa politica decisamente azzardata, l’alleanza di governo con i Verdi, furiosi per l’annuncio che il percorso verso l’azzeramento delle emissioni di Co2 subirà delle variazioni, e tempestivi nel dire che voteranno la mozione di sfiducia presentata dai Tory per la settimana prossima. Yousaf, che i più danno per finito, non si è dimesso ma ha promesso un “reset” e ora il suo destino è legato a un filo che pende dalle mani di una sua ex deputata passata ad Alba, il partito indipendentista della vecchia volpe Alex Salmond, che ha definito lui “un kamikaze” e lei, Ash Regan, “la deputata più potente del Parlamento”. 

Regan è effettivamente la donna del momento a Edimburgo, ma il suo potere, oltre al fatto di essere l’ago della bilancia per la sopravvivenza politica di Yousaf, sta anche nella natura delle sue richieste, nel tipo di visione di cui è portatrice. “Le mie priorità rimangono l’indipendenza per la Scozia, la protezione della dignità, della sicurezza e dei diritti delle donne e dei bambini, e la presenza di un governo competente per la nostra gente e le nostre imprese in tutta la Scozia”, ha scritto la deputata in una lettera a Yousaf, promettendo che “la mia porta è aperta”. La porta in questione per un certo periodo ha rischiato di essere quella di uno sgabuzzino e non di un ufficio, a riprova di quanto fredda sia stata fino a ieri l’aria intorno a questa cinquantenne battagliera, femminista e profondamente convinta dell’idea di una Scozia indipendente. A ottobre 2022 si è dimessa da sottosegretaria per la Sicurezza delle comunità del governo di Nicola Sturgeon e, dopo aver perso la corsa alla leadership contro Yousaf, ha lasciato il partito diventando la prima deputata di Alba: il first minister, del suo abbandono, aveva detto che “non era una gran perdita” e le stavano per assegnare uno stanzino angusto invece di un normale ufficio da deputato. Regan è rimasta sola a fare le sue battaglie a Holyrood, con le sgargianti giacche di tartan – i genitori avevano un negozio di kilt a Glasgow – e a mettere like sotto i tweet di JK Rowling, che ieri ha twittato gongolante: “Dicono che il karma sia una bitch, ma a me sembra sia una terf”, ossia una femminista che, come Regan, se n’è andata dal partito quando in Scozia è passata una legge che permette alle persone di autocertificare il proprio genere, senza passare da visite mediche, e che ha a cuore la condizione di donne e bambine. Le voci di Holyrood dicono che alla fine lei sosterrà Yousaf, che deve vedersela sia con due mozioni di sfiducia, una per lui e una per il governo, sia con il Labour scozzese che chiede a gran voce di andare alle urne. Qualora non superasse il voto di fiducia, i deputati avrebbero 28 giorni per nominare un nuovo first minister e se non ci riuscissero, si dovrebbe andare alle elezioni. 

Yousaf potrebbe comunque restare in teoria, ma con un capitale politico azzerato in una scena politica ribaltata, in cui la voce di Regan rischia di risuonare più del previsto: l’Snp viene da una serie di scandali, ha perso la sua identità e la settimana scorsa ha dovuto ammettere che la Scozia non ridurrà del 75 per cento le emissioni di Co2 entro il 2030 come promesso in vista dell’azzeramento entro il 2045. Solo che invece di rinunciare all’obiettivo finale o ricalibrarlo, ha continuato a fare promesse vaghe. Il Comitato sul cambiamento climatico ha messo in evidenza i costi enormi legati al target del 75 per cento. L’organizzazione, che ha una funzione di consulenza nell’attuazione di politiche verdi, ha fatto presente che ci vorrebbero 80 mila pompe di calore nelle case scozzesi, ma nel 2023 ne hanno installate soltanto seimila. Idem per le auto elettriche: ci vorrebbero 24 mila colonnine e finora ce ne sono solo quattromila. In 12 anni, sono 8 le volte in cui la Scozia si è data degli obiettivi che non ha saputo raggiungere. Regan ha un taglio diverso: la deputata di Edinburgo est si è espressa a favore dell’industria petrolifera e del gas nel Mare del Nord, sostenendo la necessità di tutelare i posti di lavoro. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ