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È sempre il 4 giugno in Cina

Redazione

Il massacro di piazza Tiananmen ci ricorda la “cancellazione” di Hong Kong. La Repubblica popolare cinese è diventata un luogo insicuro per gli stranieri ma sopratutto per i cittadini dell'ex colonia inglese

La politica Zero Covid è finita, in Cina, le restrizioni non ci sono più. Eppure, come era prevedibile, anche quest’anno a Hong Kong non si farà la veglia per ricordare il massacro di Piazza Tiananmen, quello che culminò il 4 giugno del 1989, quando la leadership cinese decise di reprimere le proteste di chi chiedeva più libertà e apertura militarmente. A portare avanti il ricordo di quella primavera era sempre stata l’ex colonia inglese, ma tutto è cambiato da quando Pechino ha imposto la sua legge sulla Sicurezza due anni fa, ha arrestato gli attivisti, ha intimidito i simpatizzanti, ha cancellato l’autonomia di Hong Kong e l’ha resa, di fatto, una qualunque città cinese. Due mesi fa, tre persone che avevano organizzato il ricordo del massacro sono stati ritenuti colpevoli di “non aver rispettato una richiesta di informazioni della polizia per la sicurezza nazionale”. Tutti facevano parte dell’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici in Cina, una delle tante associazioni che nell’ex colonia inglese animavano la dissidenza contro l’autoritarismo del Partito comunista cinese. In diverse città occidentali, dall’America all’Australia, ci saranno delle veglie il prossimo 4 giugno, ma nessuna di esse ha il profondo significato che aveva quella di Hong Kong. La Repubblica popolare cinese è diventata un luogo insicuro per gli stranieri, e soprattutto per i cittadini di Hong Kong. Domenica, il 4 giugno, sarà un momento importante anche per l’occidente, per fare una riflessione: la censura e la repressione di Pechino hanno funzionato, a Hong Kong e altrove – come nel caso delle proteste “dei fogli bianchi”, quelle contro le repressive e inumane regole anti Covid, poi improvvisamente ritirate. Ha funzionato così bene che oggi di Hong Kong e della fine del suo sistema quasi non si parla più, nemmeno sui media occidentali. Pechino sa come imporre le sue regole e la sua logica, ed è più importante che mai porre dei confini. E ricordare.

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