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Perché bisogna pensare ora all'Ucraina nella Nato

Luciano Capone

Secondo il politologo Francis Fukuyama l'ingresso di Kyiv nell’Alleanza atlantica è l'unica garanzia di sicurezza che può scoraggiare una nuova aggressione della Russia

Paradossalmente la sua opera più importante, “La fine della storia”, quella che lo ha reso prima il politologo più celebre al mondo e poi il più criticato, ha un debito intellettuale nei confronti dell’hegelismo del filosofo russo Alexandre Kojève. Che a sua volta era stato influenzato dai commenti su Hegel di Ivan Ilyin, il filosofo che è diventato il punto di riferimento di Vladimir Putin. Eppure Francis Fukuyama, spesso sbeffeggiato per le sue previsioni errate sul trionfo su scala globale del capitalismo liberal-democratico, aveva messo in guardia sulla strategia di Putin. E ora dice che se si vogliono creare le condizioni per una pace stabile, bisogna iniziare a ragionare sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

 

In un articolo sulla rivista American Purpose dal titolo “Nato membership for Ukraine”, Fukuyama scrive che se fino a qualche anno fa l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica poteva portare a un’escalation del conflitto nel Donbas ora è l’unica strada che può portare a una cessazione duratura della guerra con la Russia. Ma anche questo processo necessita prima di un successo della controffensiva di Kyiv. Il politologo americano parte da una riflessione sulle forze sul campo, sul fatto che negoziati di pace in questa situazione sarebbero molto dannosi per l’Ucraina in quanto lascerebbero a Mosca il controllo di tutta la fascia sud-orientale del paese. “Il problema più profondo è che finché Vladimir Putin rimarrà al potere, qualsiasi accordo in tali termini fornirà semplicemente alla Russia un respiro per riarmare e riequipaggiare le sue forze in previsione di una successiva ripresa della guerra. Non porterà la pace, ma una breve tregua altamente vantaggiosa per la Russia”.

 

Per impedire che la pace sia solo una pausa tra varie invasioni russe, com’è stato nel 2014 e nel 2022, è evidente che “qualsiasi accordo duraturo dovrà includere garanzie di sicurezza molto più forti per l’Ucraina”. Ma l’invasione di Putin del 24 febbraio 2022 ha dimostrato che qualsiasi impegno verbale o scritto, sia da parte degli occidentali sia da parte della Russia, sulla salvaguardia dei confini ucraini non ha più alcun valore. Putin ha stracciato qualsiasi trattato internazionale e i paesi occidentali avevano assunto quell’impegno, proprio insieme alla Russia, nel memorandum di Budapest del 1994 in base al quale l’Ucraina rinunciò al suo arsenale nucleare cedendolo alla Russia in cambio del rispetto della sua integrità territoriale. Si è visto come è andata a finire.

 

“Questi impegni non sono stati onorati né dai russi né dai sostenitori occidentali dell’Ucraina”, che erano Stati Uniti e Regno Unito. E pertanto ora servono garanzie di sicurezza superiori a quelle: “Oggi – scrive Fukuyama – niente di meno dell’adesione alla Nato con la sua garanzia dell’Articolo 5 (la clausola di difesa collettiva, ndr) sarebbe sufficiente a scoraggiare una futura ripresa russa della guerra”. D’altronde, è la ragione per cui anche paesi storicamente neutrali come la Finlandia e la Svezia hanno chiesto di aderire alla Nato: la Carta delle Nazioni Unite, gli Accordi di Helsinki e qualsiasi altro trattato da solo non è più una garanzia di sicurezza. Serve la deterrenza militare e nucleare della Nato a rafforzare il concetto.

 

Anche se con la controffensiva dovesse riconquistare formalmente le regioni di Kherson e Zaporizhzhia, formalmente l’Ucraina non rinuncerebbe mai alla Crimea e al Donbas. Così come la Russia formalmente non accetterebbe mai l’adesione dell’Ucraina alla Nato in cambio di quei territori. Ma se non un accordo di pace, un armistizio duraturo su queste basi è possibile, sostiene il politologo. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l’alleanza concorda sul fatto che l’Ucraina potrebbe aderire alla Nato una volta raggiunto un accordo di pace, ma secondo Fukuyama la logica va ribaltata: “Non sarà possibile arrivare all’armistizio e alla stabilità tra Ucraina e Russia senza l’adesione alla Nato”. Ogni altro tipo di accordo è, secondo il professore della Stanford University, irrealistico. “Questo scenario è l’unico che vedo come lontanamente plausibile per porre fine alla guerra nel prossimo anno”.

 

Naturalmente si tratta di uno scenario prematuro, sono necessarie prima diverse condizioni che portino a un equilibrio strategico ed economico per l’Ucraina, come il successo della controffensiva con il recupero dello sbocco sul mare d’Azov e dei territori più filoucraini. Ma siccome le circostanze potrebbero anche cambiare rapidamente, secondo Fukuyama quella sui termini dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato è una discussione che va aperta ora, “perché noi in occidente siamo ancora molto lontani dal consenso su questo tema”. Non sarà la fine della storia, ma può essere la fine della guerra. O meglio, di questa guerra.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali