Foto di Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, via LaPresse 

grattacapi dell'Unione

Oligarchi e champagne. Ecco come la Russia riesce a ottenere merci europee

David Carretta

Quasi tutte le bollicine riescono a sfuggire alle sanzioni dell'Ue. I paesi che prendono i prodotti europei e li trasportano a Mosca sono un problema per le istituzioni, che ora tentano di dar loro la caccia. Le misure antielusione di von der Leyen

Bruxelles. Le importazioni in Russia di champagne dalla Francia sono crollate dell’80 per cento nel 2022 a causa della guerra contro l’Ucraina, ma non per questo gli oligarchi sono rimasti a secco di bollicine. Secondo le cifre del Comité Champagne e del Trade Data Monitor raccolte da Bloomberg, lo scorso anno le esportazioni di champagne dalla Francia alla Turchia sono aumentate del 120 per cento, mentre quelle dalla Turchia alla Russia si sono impennate del 182 per cento. Quasi tutto lo champagne sfugge alle sanzioni dell’Unione europea, che ha fissato a 300 euro a bottiglia il tetto che fa scattare il divieto di esportazione per i beni di lusso. 

 

Ma la triangolazione delle bollicine mostra la sfida che ha di fronte l’Ue nel momento in cui cerca di inceppare la macchina da guerra di Vladimir Putin: con complicità di e in paesi terzi, la Russia riesce a procurarsi le merci europee che non può più importare direttamente per le sanzioni. La capacità della Russia di aggirare le sanzioni sta diventando un vero grattacapo per gli occidentali. L’Ue ha adottato dieci pacchetti, un livello di sanzioni mai visto nella sua storia. Ma più si allarga il dispositivo, più emergono falle, che finora non si è riusciti a chiudere.

 

Contrariamente allo champagne, semiconduttori e altri materiali servono alla Russia per produrre carri armati, missili e altre armi. Se le esportazioni complessive dell’Ue verso la Russia si sono più che dimezzate dall’inizio della guerra, quelle della Turchia sono triplicate. Tra gennaio e dicembre 2022 il valore delle merci esportate dalla Turchia in Russia è passato da 400 milioni a 1,2 miliardi di dollari. Un database del think tank Bruegel dice che tra luglio e dicembre del 2022 la Turchia ha quasi quadruplicato le esportazioni di macchinari e componenti elettronici.

 

Un incremento consistente è stato registrato anche per equipaggiamenti per telecomunicazioni, computer e apparecchiature come i laser. La Turchia da sola non basta a compensare il crollo del commercio con l’Ue. Ma la somma di un gruppo di paesi che riesporta in Russia prodotti europei, oltre alle esportazioni dirette dalla Cina, ha permesso di limitare i danni. In una ricerca pubblicata in febbraio, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo è giunta alla conclusione che l’intermediazione commerciale di paesi dell’Asia centrale e del Caucaso viene utilizzata dalla Russia per aggirare le sanzioni.

 

Da marzo del 2022, sono aumentate significativamente le esportazioni dall’Ue di merci sanzionate in Armenia, Kazakistan e Kirghizistan. Gran parte viene poi riesportato in Russia. Le stesse tendenze si registrano in Georgia. Un altro paese sospettato di triangolazioni sono gli Emirati Arabi Uniti, che nel 2022 hanno esportato in Russia 15 volte più chip del 2021. Per correre ai ripari a dicembre la Commissione ha nominato un inviato speciale sulle sanzioni, l’irlandese David O’Sullivan, che ha scelto gli Emirati tra le sue prime missioni. La strategia è convincere i paesi terzi che riesportare merci sanzionate è come giocare alla roulette russa.

  

La scorsa settimana la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato che l’undicesimo pacchetto sarà concentrato sulle misure antielusione. L’Ue non vuole lanciarsi in sanzioni secondarie come gli Stati Uniti, perché contraria al principio della extraterritorialità. Come ha già fatto con l’Iran per la fornitura di droni, potrebbe inserire nella sua lista nera individui e società di paesi terzi che fanno da intermediari. Ma la caccia al singolo elusore è molto lunga e complicata e i risultati rischiano di essere limitati.

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