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A Bruxelles

Le difficoltà di Meloni. Dall'Eurosummit arriva l'ultimatum all'Italia sul Mes

David Carretta

Il Meccanismo serve a rispondere a un’eventuale crisi bancaria e dovrà essere in funzione entro gennaio 2024. Mercoledì inizia la discussione alla Camera sulla proposta di Pd e Terzo polo: ma l’approvazione sembra ancora lontana

Bruxelles. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha lanciato un chiaro avvertimento a Giorgia Meloni sull’urgenza di ratificare il nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia è l’ultimo paese mancante e sono tornate turbolenze sui mercati. Prima dell’inizio dell’Eurosummit, Donohoe ha spiegato che è “importante andare avanti con la piena ratifica della riforma del Mes” per rispondere a un’eventuale crisi bancaria. Anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha insistito sulla necessità di “completare l’unione bancaria”. Donohoe ha fissato una sorta di ultimatum all’Italia: il nuovo Mes deve essere funzionante entro il primo gennaio 2024.

 

Nelle scorse settimane Donohoe e altri responsabili della zona euro si erano mostrati molto comprensivi con il governo Meloni, usando toni molto diplomatici per convincere l’Italia a procedere con la ratifica del trattato del Mes. Oggi è andata in modo completamente diverso, sintomo del nervosismo per la situazione sui mercati e della fine della luna di miele di Meloni con l’Ue. I leader dell’Ue si stavano per sedere al tavolo dell’Eurosummit per discutere della situazione economica e dei rischi di crisi bancaria, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank e il salvataggio del Credit Suisse. I mercati erano aperti da pochi minuti e le azioni di Deutsche Bank avevano già iniziato a precipitare. “L’importanza” della ratifica dell’Italia “è enfatizzata dagli eventi recenti”, ha spiegato Donohoe: il nuovo Mes serve ad assicurare che il Fondo di risoluzione unico abbia una rete di sicurezza (backstop) “di cui avrà bisogno in futuro per assicurare che, se ci sono difficoltà bancarie, non chiediamo ai contribuenti nazionali di pagare per questo”.

 

L’unione bancaria deve essere completata lavorando anche sul meccanismo unico di garanzia dei depositi. Ma nel frattempo “è importante” rispettare gli accordi già approvati. Quali? “Fare in modo che il legame tra il Mes e il Fondo di risoluzione unico sia in vigore dal primo gennaio 2024”, ha detto Donohoe. Meloni, al termine della riunione dell’Eurosummit, ha fatto finta di nulla, offrendo una risposta sibillina simile a quelle che aveva dato a Roma. “Io credo che la materia non vada discussa a monte, ma vada discussa a valle e nel contesto in cui opera”, ha detto il presidente del Consiglio: “Nel tema del backstop il Mes è una sorta di Cassazione. Il primo e il secondo grado sono l’unione bancaria”. In ogni caso, la ratifica da parte dell’Italia “è un ragionamento del quale non si può discutere, se non in un quadro complessivo”, ha detto Meloni.

 

Mercoledì, dopo vari rinvii, partirà in commissione Esteri della Camera la discussione sulla proposta di legge avanzata da Pd e Terzo polo per la ratifica del Mes. Dietro alla confusione lessicale e ai dibattiti teorici si nascondono le difficoltà per la maggioranza di approvare una riforma a cui Fratelli d’Italia e Lega si sono opposti. La stessa Meloni, il 9 dicembre del 2019, aveva guidato una manifestazione davanti al Consiglio europeo al grido di “Stop Mes”: “una resa incondizionata agli interessi tedeschi”. In realtà, “il nuovo Mes è vantaggioso per l’Italia che, contrariamente alla Germania, non ha i soldi per affrontare una crisi bancaria”, spiega una fonte dell’Ue. Ma per Meloni è difficile rinnegare se stessa. Ancor di più chiedere i voti del Pd e del Terzo polo per compensare le prevedibili defezioni interne. I leader dell’Ue hanno voluto rassicurare i mercati: “Deutsche Bank è una banca molto redditizia” e “non c’è motivo di preoccuparsi”, ha detto il cancelliere Olaf Scholz. Il sistema bancario della zona euro “è forte”, ha spiegato Lagarde.

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