Proteste a Parigi (Ansa)

Le "azioni"

Gruppi piccoli e sfuggenti e habitué dei danni. Le facce della protesta anti Macron

Mauro Zanon

I ragazzi arrabbiati che protestano contro la riforma delle pensioni voluta da Macron usano la comunicazione criptata di Telegram, per non essere prevedibili e e non dare punti di riferimento alla polizia. Oggi saranno in piazza per la nona giornata di sciopero nazionale

Parigi. Sono più giovani, urbani e politicizzati rispetto ai gilet gialli che quattro anni fa occupavano le rotatorie e mettevano a ferro e fuoco Parigi. I gilet avevano il rito del sabato, erano figli della Francia profonda e usavano Facebook per organizzare la rivolta. I ragazzi arrabbiati che oggi protestano contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron usano invece la comunicazione criptata di Telegram per le loro manifestazioni spontanee e si danno appuntamento quasi ogni sera da quando il governo ha deciso di utilizzare il 49.3, l’articolo della Costituzione che permette di approvare una legge senza il voto in Parlamento. Quattro anni dopo i disordini giletgiallisti sugli Champs-Elysées, la Francia conosce un nuovo movimento sociale non strutturato, frastagliato e anarchico, composto di tanti piccoli gruppi, e vive una metamorfosi della rabbia che inquieta parecchio le autorità. 

 

Al posto degli “eventi” annunciati in gruppi pubblici su Facebook, che permettevano alla polizia di conoscere in anticipo il luogo e l’ora e dunque di arginare eventuali sbavature violente durante le proteste dei gilet gialli, oggi ci sono le “azioni”: offensive improvvisate, decise all’ultimo momento, con l’obiettivo di non dare punti di riferimento ai Crs, la polizia antisommossa francese. Gli inviti ai rassemblement spontanei nascono in gruppi confidenziali su Telegram. Per pubblicizzare al meglio l’“azione” viene creata un’affiche accattivante. In seguito il luogo e l’ora dell’appuntamento vengono diffusi sui canali pubblici e attraverso reti già radicate di estrema sinistra e di black block, i casseurs incappucciati e vestiti di nero. “La Francia brucia, l’ultrasinistra soffia metodicamente sul fuoco ogni sera e nessuno intravede ancora l’uscita da questa crisi crepuscolare”, scrive il Figaro. 

 

Nella notte tra lunedì e martedì, sono state fermate 240 persone, habitué della “casse” e facinorosi alle prime armi, tutti uniti da un odio anti Macron, accusato di essere una marionetta tra le mani di oscuri capitalisti che vorrebbero distruggere il modello sociale francese. “In piccoli gruppi a geometria variabile, molto mobili e frammentati, l’odio e la rivolta si sono vaporizzati su vari arrondissements. Senza prevenire, i casseurs si sono dispersi e in seguito raggruppati improvvisamente per moltiplicare i danni e incendiare nel loro percorso i sacchi della spazzatura che la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha lasciato accumulare per le strade”, sottolinea il Figaro, raccontando i fenotipi della protesta contro la riforma delle pensioni. 

 

Per sedare il più rapidamente possibile le rivolte improvvisate, la prefettura di Parigi ha schierato le Brav-M, le Brigate di repressione dell’azione violenta motorizzate. Create per contenere i gilet gialli dall’ex prefetto Didier Lallement, soprannominato all’epoca “signor Manganello” per i suoi modi muscolari, le Brav-M bloccano qualsiasi principio di corteo selvaggio, sostengono le altre unità di polizia in difficoltà e grazie alle moto a loro disposizione riescono a fermare più velocemente dei Crs i manifestanti troppo aggressivi. Ma come ai tempi dei gilet gialli, sono accusati di intervenire in maniera “sproporzionata” e di procedere a “fermi abusivi preventivi”, secondo le parole di Patrick Badouin, avvocato e presidente della Ligue des Droits de l’Homme. Ieri, durante un’intervista sulla riforma delle pensioni al telegiornale delle 13 di Tf1 e France 2, l’inquilino dell’Eliseo ha risposto a tutti quelli che, come Badouin, incolpano poliziotti e gendarmi di repressione indiscriminata, sottolineando che pur rispettando le manifestazioni autorizzate, i débordements vengono dalla piazza.

“Quando alcuni gruppi utilizzano l’estrema violenza per aggredire i rappresentanti della Repubblica, quando utilizzano la violenza sfrenata perché non sono contenti di qualcosa, non siamo più nel quadro della Repubblica”, ha dichiarato Macron, facendo il parallelo con quanto accaduto in altri paesi: “Quando gli Stati Uniti hanno vissuto Capitol Hill, quando il Brasile ha vissuto quello che ha vissuto, quando c’è l’estrema violenza in Germania e nei Paesi Bassi, così come c’è stata da noi in passato, bisogna dire rispettiamo, ascoltiamo e cerchiamo di avanzare per il paese, ma non si possono accettare né i faziosi né le fazioni”. 

Oggi, andrà in scena la nona giornata di sciopero nazionale contro la riforma: la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon spera sia l’inizio di un’“insurrezione popolare”.

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